Questa mia vuole essere solo una introduzione a quelli che sono stati gli studi di cui mi sono occupata negli ultimi anni, la Sessuologia e la Criminologia, e che, a tutta prima potrebbero sembrare molto diversi. In realtà, come cercherò di evidenziare nei prossimi lavori, essi hanno molti tratti in comune.
Ecco, quindi, come una scelta dettata più dall’intuito che da un ragionamento concreto, mi ha portato a percorrere strade non parallele, ma intersecantesi in più punti. Molti argomenti di cui tratterò li troverete anche su www.nelfuturo.com, su www.telemeditalia.it e su www.psiconauta.org.
La scelta di occuparmi della Sessuologia, la prima che ho approfondito tra le due, mi è venuta proprio dal mio lavoro di psichiatra e non solo perchè molti aspetti teorici della Sessuologia si riconducono alla Psichiatria. La scelta mi è venuta proprio da un’esigenza di tipo clinico: molti psicofarmaci che noi consigliamo nella nostra attività quotidiana, tra cui alcuni antidepressivi ed i neurolettici, possono avere un effetto ritardante se non inibente, sull’attività sessuale.
E mi accorgevo che, spesso, quando qualche mio paziente si lamentava di questo problema, la mia tendenza era di sottovalutare l’aspetto, dando la priorità a quella che era la patologia psichiatrica per la quale avevo prescritto quel farmaco. Ma, mi sono accorta col tempo, non bastava. Perchè la sessualità è una parte molto importante della nostra vita e non va sottovalutata o trascurata. Per cui acquisire competenze specifiche in questo campo mi ha aiutato molto a capire meglio la persona, nelle sue infinite sfaccettature. Oltre al fatto che ora mi viene spontaneo, durante i colloqui, indagare questo aspetto in chi ho di fronte e ciò mi aiuta a capire molto di più degli altri. Anche che chi giunge lamentando una problematica sessuale, spesso cela altro. E viceversa.
La scelta della Criminologia è stata motivata da un interesse particolare verso il “reo”, poichè negli ultimi anni mi sta capitando sempre più spesso di svolgere l’attività di Consulente Tecnico per il Tribunale di Cuneo ed anche qui mi interessava approfondire l’argomento. E’ solo un luogo comune, legato anche al nostro retaggio culturale, che le patologie psichiatriche abbiano una connessione diretta con la criminalità e che il paziente psichiatrico sia spesso socialmente pericoloso. Spesso, invece, come vedremo per i fenomeno “Femminicidio” , solo una minoranza di delitti del genere sono portati a termine da uomini affetti da psicopatologie. Appare quindi utile avere ben presente la distinzione tra “follia” e “crimine”. Il “folle” ci fa paura se non lo conosciamo, come la maggior parte delle cose che ci sono ignote. Ciò che conosciamo, man mano ci spaventa sempre meno. Quale può essere il nesso che lega la Sessuologia alla Criminologia. Ad istinto direi la “passione”. Una passione “sana”, quella che lega un individuo al proprio oggetto d’amore, che in realtà è soggetto nella relazione intersoggettiva, una passione “insana” quella che lega il criminale alla sua vittima. Come accade in molte Parafilie ( perversioni sessuali), in cui il piacere sessuale viene tratto da un oggetto, il “feticcio”, che può essere un oggetto esterno verso e proprio ( una scarpa, ad esempio) od una parte del corpo ( in particolare i piedi). Questo è solo un esempio di parafilia, il feticismo, in cui si perde di vista la totalità delle persona “amata” per concentrarsi su una parte di essa. O come accade nelle relazioni sadomasochistiche, in cui il sadico asservisce il masochista al suo piacere, masochista che, a sua volta, prova piacere nel soffrire. Dunque piacere come dolore o dolore come piacere? Come sostiene ed approndisce Giorgio Abraham il noto sessuologo svizzero, al quale si devono molti studi nel settore, i fasci e le fibre nervose che trasportano entrambi sono le medesime. Quella che varia è l’intensità del percepito: una stessa stimolazione se protratta o troppo profonda, può diventare fastidiosa se non addirittura dolorosa; varia anche il percepito in relazione a chi ci “stimola”: la stessa carezza ha un effetto molto diverso se chi ce la fa è da noi desiderato oppure no.