Vorrei partire dal concetto di “semplicità”. Nell’accezione comune si pensa che la semplicità sia un concetto esteriore, una scelta di vita basata sulla rinuncia: possedere poche cose (e, a volte, ostentare di possederne poche…), indossare abiti “dismissibili” o comunque di poco conto, avere
pochi beni. Questo nulla a che vedere con la “semplicità”, ma piuttosto con una “esteriorità” di semplicità. Il concetto di semplicità dovrebbe essere molto più interiorizzato o, meglio ancora, partire come sentimento “interno” e non come atteggiamento esterno. Quindi, piuttosto, assimilabile a “sensibilità”. Semplicità non è adeguarsi ad uno stile di vita “povero”, ma riuscire ad avvicinarsi ed a penetrare con la nostra interiorità, con un pensiero semplice e con una buona dose di sensibilità l’interiorità altrui. Non dunque un nostro modo di essere esteriore ma la trasparenza della nostra interiorità. E’ molto più semplice, ovviamente, pensare di poter essere semplici con le cose visibili, piuttosto che con il nostro aspetto interiore. Più semplice perché crediamo che la vita complessa sia quella in cui pullulano oggetti e proprietà e dunque prenderne le distanze potrebbe aiutarci a diventare semplici. Pensiamo che “ritirarsi” per quanto possibile, dal mondo, ci aiuti ad essere semplici. In realtà la semplicità essenziale può nascere solo interiormente e solo a partire da lì, può dare luogo ad una manifestazione esterna di semplicità. E’ fondamentale avere una mente sensibile ed empatica, un cuore sensibile, che siano capaci di una percezione rapida dell’altro e di una immedesimazione in lui. Come imparare ad essere semplici e a non complicare la semplicità? Non ci sono linee guida, non ci sono insegnamenti. Bisogna cercare di diventare noi maestri di noi stessi nel liberarci dalle nostre prigionie interiori, desideri irrealizzabili, motivazioni futili, sentimenti di invidia ed emulazione dell’altro. Se non si è liberi dentro da tutti questi legami è difficile raggiungere la semplicità. In questo aiuta sicuramente una buona dose di intelligenza, di consapevolezza dei propri limiti ed impedimenti. Una difficoltà interiore si riflette in una difficoltà esteriore, un nostro essere complicati si riflette in una maggiore complicazione esterna della società. Ma all’interno si arriva comprendendo l’esterno, scoprendo e non cercando di ignorare la sofferenza, ed il dolore che esistono nel mondo. Più si indaga, più ci si avvicina agli stati psicologici che producono i conflitti e le sofferenze esteriori. L’espressione esterna è un riflettersi del nostro stato interiore, ma per comprendere tale stato interiore bisogna accostarsi ad esso attraverso il mondo esterno, adeguatamente filtrato. E’ questa semplicità interiore che genera sensibilità.
Il conformismo, l’adeguarsi in modo pedissequo alle tendenze ed alle mode genera complicazioni, soprattutto perché spesso diventa una barriera che frapponiamo, per paura, tra noi ed il nostro vero sé.

Dottoressa Pacilli , riesci sempre a colpirmi nel profondo dell’anima .
Impariamo ad essere semplici
grazie…