La Meteoropatia: le basi scientifiche

Con il termine “Meteoropatia” o “Sindrome Meteoropatica”, si indicano un insieme di sintomi di tipo psicologico e fisico, legati alla variazione delle condizioni meteorologiche. Possono influire, infatti, la pressione atmosferica, la temperatura dell’aria, l’umidità, la quantità di precipitazioni e di sole, l’ intensità del vento, o nell’arco di breve tempo o sulla base dell’alternarsi delle stagioni.

Sin dall’antichità era noto che i cambiamenti del clima e delle stagioni potessero influenzare negativamente lo stato di salute dell’individuo. Ad esempio Galeno (131-201), partendo dalla teoria dell’infinita possibilità che gli elementi hanno di combinarsi fra loro e che è all’origine degli infiniti caratteri riscontrabili nella natura umana, sostenne che gli umori sono soggetti a prevalere o a diminuire a seconda dei momenti della giornata, delle stagioni e delle età dell’individuo. Il sangue, ad esempio, prevale in primavera, la bile gialla in estate, la flemma in autunno e la bile nera in inverno. Egli sosteneva che principio fondamentale di vita era pneuma (aria, alito, spirito), corrispondente al sangue. Pertanto il cuore, essendone la sede, doveva essere la sede della vita e dello spirito (anima). Riflettendo sulla bile nera affermò che la separazione di questa nel corpo, l'”umor melancolico”, può causare la melanconia.

La diffusione in modo esponenziale, oggigiorno, di questi fenomeni, assieme ai sempre più grandi cambiamenti climatici, stagionali e termici, sono a svantaggio dell’equilibrio sia mentale, che fisico di tanti soggetti e questa teoria poggerebbe su solide basi scientifiche.

Esisterebbe infatti uno specifico legame tra benessere o malessere psicofisico ed i molteplici cambiamenti di clima e temperatura, tanto da far coniare il termine “Meteoropatia” quale vera e propria problematica psicofisica legata al mutamento delle condizioni atmosferiche (dall’etimo greco “meteoros”, “che sta in alto nell’aria” e “pathos”, cioè “malattia”).

Le stagioni climatiche hanno assunto caratteristiche sempre più dominate dalla imprevedibilità con repentini cambiamenti di tempo, venti, temperature troppo basse o alte e perturbazioni di forte entità.

Questo ha portato e porta con sé un numero sempre maggiore di disturbi che entro certi limiti possono considerarsi parafisiologici, ma oltre questi limiti assumono  caratteri patologici determinando la comparsa di certe problematiche mentali e fisiche.

In Italia una persona su quattro lamenterebbe problematiche e disturbi determinati dagli sbalzi climatici, e due/tre individui su dieci, presenterebbero sintomi correlati al passaggio da una stagione all’altra.

Infatti,  bruschi cambiamenti atmosferici con grande freddo, temporali improvvisi, caldo torrido, vento fortissimo, scarsa luce diurna,  richiedono la cosiddetta “acclimatazione”, ovvero un processo di adattamento psicofisico assolutamente non facile, con notevole dispendio di energia per molteplici apparati come il sistema nervoso, quello cardiocircolatorio, quello ormonale e quello polmonare.
L’organismo, di per sé,  tenderebbe all’omeostasi (equilibrio delle sue componenti e funzioni), che viene messa in seria difficoltà allorquando questo processo è messo a dura prova, perchè dovrebbe essere raggiunto in tempi più brevi per ritrovare il suo normale funzionamento.

Una momentanea difficoltà può capitare a tutti noi, ma in certe persone, definite “meteoropatiche” o “meteorosensibili”, il cambiamento del tempo può instaurare problemi o, addirittura, vere e proprie patologie psicofisiche.

E’ stato descritto un primo gruppo di sindromi psicofisiche dovute al cambiamento del tempo, quello delle Meteoropatie primarie o principali, direttamente collegate all’andamento delle perturbazioni climatiche e che sembrano proporzionalmente legate a certi livelli ormonali e ad altre sostanze neurofisiologiche:  il passaggio di perturbazioni porterebbe ad un innalzamento o comunque a repentine oscillazioni della produzione di Serotonina da parte dell’Ipotalamo, un Neurotrasmettitore che tra le altre funzioni, sarebbe anche in grado di mediare lo stress psicofisico. Sarebbero coinvolte anche la Dopamina, la Melatonina e la Noradrenalina.

Tutto questo comporterebbe, a livello mentale, la comparsa di cefalea, ansia, irrequietezza, astenia, difficoltà cognitive, insonnia, tensione, agitazione psicomotoria, apatia, depressione, oscillazioni dell’ umore, che farebbe fatica a trovare una sua stabilità.

A livello fisico la Meteoropatia può portare a cefalea, brividi, tachicardia, eccessiva sudorazione, sbalzi pressori, vampate di calore, allergia, ipersensibilità dermica e/o oculare, debolezza e spossatezza fisica, tensione e/o blocco muscolare, dolori osteoarticolari, difficoltà respiratorie, vertigini, disturbi gastrointestinali.

Anche i periodi subito precedenti al cambiamento climatico, possono essere contraddistinti da alterazioni fisiche e psichiche (debolezza, apatia, iperattività), tanto da essere inquadrati come  la “fase prodromica” della sindrome, che procede attraverso una fase acuta, per attenuarsi successivamente.

Le perturbazioni, con i loro veloci e mutamenti di temperatura, pressione e/o umidità, sembrano stimolare anche la produzione di ACHT,  prodotto dall’Ipofisi, causando sintomi di ansia e problemi psicosomatici. Tale ormone regola la secrezione di un’altra sostanza di origine ormonale, ovvero il Cortisolo,  l’ “Ormone dello stress”.

L’ACHT reprime , tra l’altro, anche i livelli di endorfine, con aumento di sensibilità al dolore, e quelli di Adrenalina e Noradrenalina, rendendo l’individuo meno capace di rispondere prontamente ad eventuali stress psicofisici.

Si può avere, inoltre, l’iper-produzione di altri ormoni, come la Tiroxina da parte della Tiroide o le Catecolamine da parte delle Ghiandole surrenali, in caso di possibile sovraccarico fisico e/o psicologico.

Altri fattori incidenti sono determinati dal fatto che con l’arrivo di una perturbazione o al variare delle stagioni si genera nell’atmosfera molta elettricità, ioni negativi e turbolenza, che pure vanno ad influire negativamente sull’organismo e sulle sue dinamiche, alterando i livelli fisiologici di certe sostanze implicate nel mantenimento del benessere e della salute psicofisica.

Sono stati descritti la “Sindrome del periodo temporalesco”, la “Sindrome del fronte ciclonico” e la “Sindrome dei venti” o “Anemopatia” (es. “Sindrome del Fhoen”, vento frequente nelle Alpi svizzero-tedesche, “Sindrome dello Scirocco”, vento proveniente dal Deserto del Sahara e dal Nord Africa, la “Sindrome del vento del Sud”, presente in certe regioni francesi, la “Sindrome del vento del Est”, la “Sindrome del vento del deserto”).

Un secondo gruppo è costituito dalle cosiddette Meteoropatie secondarie, rappresentate dalla riacutizzazione di certi sintomi già esistenti e solitamente di tipo infiammatorio o degenerativo, in concomitanza alle variazioni di temperatura e/o di clima. Esempi sono le crisi allergiche in certe stagioni, i disturbi respiratori nell’asma, le coliche renali o addominali, i dolori ossei e/o articolari.

Un terzo gruppo di Meteoropatie è quello delle Sindromi Meteoropatiche stagionali, legate all’avvicendarsi delle varie stagioni, una delle quali prende il nome di Seasonal Affective Disorder , Disturbo Affettivo Stagionale (SAD),  legata alle condizioni climatiche, termiche e di luminosità di certe stagioni.
La SAD si presenta solitamente con la diminuzione delle ore diurne, e con l’approssimarsi delle stagioni autunnale ed invernale, ma anche primaverile, ed è caratterizzata da sintomi simili a quelli della Depressione ( “Depressione invernale” o “Depressione primaverile” o “Depressione Stagionale”). Le sue manifestazioni sono: calo degli interessi, insonnia o ipersonnia, astenia, umore tendente alla disforia o alla deflessione, aumento di peso per aumento dell’appetito o riduzione di peso per inappetenza, irritabilità, calo della libido.

Situazioni climatiche  come temperature basse e/o rigide, scarsa luce solare, bassa pressione atmosferica, porterebbe all’esordio di sintomi tipicamente depressivi, mentre valori climatici opposti, cioè intenso caldo, alta pressione, molta illuminazione diurna, causerebbero una sintomatologia  di tipo maniaco-euforico.
Ne è una riprova il fatto che diversi studi sulle popolazioni che abitano a latitudini più a Nord, hanno evidenziato tra di loro una maggiore incidenza di stress e di sintomi depressivi.

L’abuso di sostanze psicoattive e/o di alcol influirebbe negativamente sul fenomeno, mentre un regime alimentare
vario e ricco di sostanze antiossidanti, associato ad una moderata attività fisica, assieme ad uno stile di vita  regolare, compresa la cura di sé, delle amicizie “sane” e di relazioni sentimentali soddisfacenti, avrebbe un effetto assolutamente positivo.

Lascia un commento