Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei. Facciamo chiarezza sulla Grafologia

Spesso è un luogo comune leggere “Grafologia” e pensare quasi ad un’arte “magica”, una sorta di “divinazione”, per cui dalla scrittura sarebbe possibile risalire, ad esempio, all’autore di un crimine. Purtroppo non è così. Allora che campo di applicazione può avere questa disciplina in Criminologia? Come vedremo, è possibile ricavare dai tratti della scrittura alcuni tratti temperamentali, questo sì, che potrebbero essere, a loro volta, riconducibili ad alcuni tratti psicopatologici, ma non ad un profilo del “criminale”. Senza contare, poi, che molti criminali non sono affetti da patologie psichiatriche conclamate. Nella scrittura, non si trovano i “segni del crimine”, ma sarebbe meglio parlare di un contesto di impronte personali, che, sapute leggere e interpretare possono portare un valido apporto allo studio della personalità del criminale. Pertanto, può essere usata per studiare, analizzare e portare alla luce i desideri, la ricerca del piacere, che spesso coincidono con i lati più oscuri dell’individuo, anche al fine di prevenire alcuni tipi di comportamento deviante. La perizia grafologica viene richiesta anche per valutare la capacità di intendere e di volere di un soggetto.
La grafologia nasce moltissimi anni fa, già nel lontano Seicento, quando alcuni eruditi italiani iniziarono a correlare le peculiarità del carattere con il modo di scrivere (Camillo Baldi nel 1622, è ricordato come primo grafologo). Soltanto nei primi decenni dell’Ottocento, la grafologia inizia ad avere un’aspirazione scientifica, con la nascita di una scuola grafologica in Francia (J.Crèpieux Jamin), seguita poi da altre scuole, Italiana (Girolamo Moretti), Svizzero-Tedesca (L. Klages, M. Pulver). La grafologia o “studio della scrittura”, come suggerisce l’etimolo greco, si è sviluppata in modo organico e strutturato in Italia solo all’inizio del XX° secolo, grazie al già citato padre GIROLAMO MORETTI (1879-1963), frate francescano nato a Recanati, che elaborò un sistema che metteva in relazione scrittura e subconscio da un lato, e scrittura e centri nervosi dall’altro.
La personalità, dunque, si configurerebbe come ua sorta di sintesi di struttura e funzionalità fisiologica, psichica e sociale, che risponde a tre istinti fondamentali: di sopravvivenza (istinto vitale), di autoaffermazione ed espansione (istinto sessuale), di elevazione all’ideale (istinto psichico).
La grafologia di Moretti procede dall’individuazione del sistema segnico ( una novantina di segni). Ogni segno fornisce indicazioni temperamentali di massima e l’intensità del segno, misurata in “decimi”, va combinata con il suo aspetto “sostanziale”, “modificante” o “accidentale”, che lo qualifica per la sua facoltà di dominare (se “sostanziale”), accentuare o ridurre le caratteristiche dei sostanziali (se “modificante”) o manifestare, in modo peculiare, il proprio potenziale (se “accidentale”) (Laura de Blasi).
Individuati i segni, la loro intensità e gli aspetti, : l’analisi conseguente restituisce un ritratto assolutamente unico, ma questo anche grazie all’individuazione e decodifica dei “segni fuggitivi”, quelli che, sfuggendo più di ogni altro al controllo del conscio, rappresentano la natura più profonda dello scrivente.
Attualmente lo studio della grafologia viene impiegato in diversi ambiti.
La grafologia professionale (selezione del personale, ricollocazione di profili professionali, assessment ecc.), di coppia (compatibilità di coppia), familiare (studio delle dinamiche e delle relazioni intra-familiari), clinica (studio di quadri psicotici, anoressia, bulimia, e altro), evolutiva (dell’età evolutiva) e peritale (perizie grafologiche su firme, testamenti, scritti anonimi ecc.).
Quello fra grafologia e criminologia, che più mi interessa approfondire in questa sede, si sta rivelando un rapporto, che configura la grafologia come disciplina investigativa a pieno titolo.
Dal punto di vista “morettiano”, l’analisi degli aspetti “disintegranti”(quelli che possono portare a comportamenti devianti), scaturisce dall’individuazione della “passione predominante”, “fulcro dinamico che sintetizza l’unicità di un individuo nei suoi istinti di base” (Isabella Zucchi).
Gli istinti corrispondono a quelli individuati dal Moretti, vitale, sessuale e psichico.
Quando uno di essi è presente in forma eccessiva o non armonizzata con gli altri, si creano i presupposti affinchè si sviluppi un comportamento deviante.

Da oltre due secoli, numerosi scienziati si sono dedicati, senza risparmio di energie, allo studio della mente umana, cercando di scoprirne i meccanismi alla base dei comportamenti criminali.
I risultati degli studi che hanno correlato la mente umana ai comportamenti criminali, hanno messo in evidenza che la linea di confine tra normalità e patologia è veramente sottile, per cui non è possibile associare la figura di un criminale con paradigmi di lombrosiana memoria, perché molti sono i fattori che contribuiscono alla nascita del comportamento criminale. Motivi che vanno, quindi, cercati nella cultura, nell’ambiente sociale, e nell’intreccio tra genetica e ambiente.
Paola Urbani, grafologa di scuola Francese, elenca tre principi, che consentono il passaggio dalla scrittura alla personalità: il principio di espressione (ovvero il movimento fisiologico della scrittura che rivela l’analogia tra questa e il carattere), il principio di rappresentazione (dato dalla direzione della scrittura, inclinata, verticale, rovesciata), il simbolismo (rapporto con le tre zone della scrittura, alto, basso, destra-sinistra).
Cercando di riassumere l’atto grafico, possiamo descriverlo come un insieme dato da: l’occupazione dello spazio del foglio, in senso verticale e orizzontale, l’ordine (armonia), la formazione delle lettere, che può concretarsi in un modo dolce o angoloso (forma). Rispetto al modo di procedere sul rigo, la normale inclinazione della scrittura che può procedere in avanti, restare verticale o essere rovesciata (direzione). Per scrivere occorre inoltre mettere una certa forza (pressione o tratto), un certo tempo (velocità), la scrittura sarà legata o staccata tra lettere (continuità), varierà la distanza tra le parole, le proporzioni delle lettere (dimensione).
Queste in linea di massima, sono le categorie di base, sulle quali si fonda l’analisi grafologica, con piccole variazioni che ogni scuola adotta per le proprie analisi e comparazioni.
Attualmente, l’uso della grafologia, è in quattro settori di applicazione: nel campo giuridico/criminologico; nel settore dell’età evolutiva (nelle scuole, per valutare il percorso evolutivo dell’alunno); nella valutazione delle dinamiche di coppia e compatibilità matrimoniale; nell’ambito dell’orientamento professionale, per la valutazione in fase di assunzioni.
L’analisi del gesto grafico, nell’ambito di un’indagine di un crimine, può, in alcuni casi, aiutare l’investigatore, specie nella fase del “profiling”. Nel campo dell’investigazione criminale, si analizza la complessità della mente in relazione al crimine, si cerca di approfondire la storia personale del criminale, si analizza l’ambiente dove potrebbe essere cresciuto e che può avere influito sulla formazione della sua personalità fino a formulare delle ipotesi che lo avrebbero portato a commettere il delitto che gli è stato attribuito o di cui è sospettato.
Il ritratto grafologico di una persona, attuato anche con l’analisi di scritture pregresse dello stesso individuo, mostra il “fieri” nel tempo della sua personalità.
Negli ultimi anni, grazie ad un’intuizione di due grandi criminologi italiani, Marco Strano e Marisa Aloia, la grafologia arriva in ausilio di quella che è definita tecnica di Autopsia psicologica, cioè il tentativo di ricostruire il profilo psicologico di una vittima nei casi di morte equivoca attraverso varie fonti informative, tra le quali anche quelle grafologiche.
La grafologia trova impiego anche nella fase successiva a quella di profiling, cioè quella di giudizio, come strumento di validazione della prova, con la perizia (su richiesta del Giudice) o la consulenza tecnica (se richiesta dal Pm o dalle parti) per l’accertamento tecnico di documenti, in ambito penale e civile, al fine di verificarne l’autenticità e l’autografia.

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