Cosa è l’impulso? Consiste, fondamentalmente, nella tendenza a rispondere rapidamente a uno stimolo, interno o esterno, attraverso la messa in atto di un comportamento che per noi diventa irresistibile.
L’ impulsività, rappresenta l’istinto irrefrenabile di eseguire un’azione incontrollabile, involontaria, incontenibile, o mettere in atto una risposta repentina in reazione a uno stimolo proveniente dall’ambiente esterno tramite un agito comportamentale. Chi manifesta un tratto impulsivo di solito è brillante, veloce nelle decisioni, capace di adottare comportamenti alternativi. Si tratterebbe di individui dinamici e plastici, scattanti, originali e creativi, sicuramente spontanei e molto spesso intuitivi, capaci di adattarsi ai cambiamenti e flessibili alle situazioni della vita. In questi termini, tutti vorremmo essere impulsivi! Io lo sono, ma ho imparato, con l’età e l’esperienza, un pò ( ma proprio poco), a moderarmi. L’impulsività, ho capito a mie spese, può causare una serie di inconvenienti non solo relazionali, ma anche personali. Ma come fare, allora, per imparare a non superare il limite? Senza andare a scomodare la psicopatologia e quindi considerare i disturbi da discontrollo degli impulsi, o i vari disturbi di personalità, in cui è evidente una perdita di controllo da questo punto di vista, la vita insegna che, da soli, dobbiamo imparare a gestire quel confine, spesso ( ma non sempre) invisibile che separa il patologico dal normale. Quando, ovviamente, non siamo affetti da vere e proprie patologie, ma ci troviamo in situazioni in cui può essere difficile gestire la propria emotività, che viene, così, espressa ad alti indici.
L’impulsività può essere un comportamento funzionale se manifestato al momento giusto, ma se diventasse l’unica modalità attuabile in tutte le situazioni quotidiane, allora sarebbe maladattiva. Agire d’impulso, significa, il più delle volte, rispondere con una parola inopportuna o detta nel modo o nel contesto sbagliato, non preoccupandoci di ferire l’altro, con “erosione” della nostra empatia. Fare delle cose d’istinto senza pensare affatto alle possibili conseguenze, guidare ad alta velocità in città senza considerare i rischi, e tanti altri esempi. Se agire d’impulso diventasse la norma, allora occorre correre ai ripari: gestire l’impulso significa valutare sempre le conseguenze di un proprio gesto, modificando di conseguenza il proprio comportamento. Una possibile strategia potrebbe essere differire i propri scopi, ad esempio contando fino a 10 prima di parlare, oppure bere un bicchiere d’acqua ( non di alcol…) o pensare a qualcosa di piacevole. Insomma, trovare qualcosa di utile che permetta di inserire una pausa o di spostare l’attenzione prima di parlare o di agire. In questo modo ci accorgeremmo di come a volte disperdiamo inutilmente le nostre energie. E poi ( ma non in ordine di importanza), comunicare le proprie emozioni prima di agire aiuta a renderle meno cariche di ansia, come a volte succede, e riduce la possibilità di atti negativi, dando la priorità a qualcosa che possa far stare bene. Ma non dimentichiamo mai di rimanere, fondamentalmente, noi stessi. Io a quasi 52 anni non ho ancora imparato a contare fino a 10, direi piuttosto che mi sono fermata a metà strada. Per il resto ci sto lavorando!
