Mentire: un fenomeno universalmente umano

La nostra capacità di mentire… appartiene a…dati che confermano l’esistenza della libertà umana.
Hannah Arendt

Mentire è un fenomeno che potremmo definire ubiquitario, presente in ogni tempo e in ogni cultura. Possiamo mentire a tutti, tanto alle persone più care quanto agli estranei, e molto più spesso di quanto immaginiamo, anche a noi stessi. Ma, nonostante sia un fenomeno così diffuso, analizzare il fenomeno è tutt’altro che semplice. Agostino, nel suo trattato De mendacio (395 d.C.), affermava che si tratta di una “questione straordinariamente oscura”, questione che è“come se sfuggisse dalle mani ciò che si era trovato, che ora riappare e ora sparisce di nuovo”. Forse, allora, solo affrontando il fenomeno da un punto di vista filosofico, psicologico, pedagogico, giuridico e linguistico, politico…), si può cercare di capirne di più.
Bisogna allora distinguere la menzogna dalla bugia innocente ( ma esistono ancora bugie innocenti?), dalla finzione, dall’imitazione e dalla identificazione con altro da sé, dalle esperienze linguistiche, laddove come ha scritto George Steiner: “Il linguaggio è il principale strumento del rifiuto dell’uomo di accettare il mondo per come è”. Se non può essere considerata “vera” menzogna una cosa non vera detta per ignoranza o per errore o per convinzione che sia vera mentre non lo è ( anche se non sapere non sempre è una giustificazione e si potrebbe semplicemente non dire), si deve cercare piuttosto nella volontà, nella intenzionalità di ingannare, il nucleo centrale che rende falsa un’affermazione.
Per Agostino, alla base della menzogna c’è la voluntas fallendi, la volontà di ingannare l’altro, anche se questo non implica volergli necessariamente nuocere. alcune menzogne sono un’autodifesa, una protezione di sé,
Il potere della menzogna risiede nella sua possibilità di ricreare la realtà, di plasmarla a proprio piacimento, di manipolare altre persone, è come se l’uomo si sentisse più potente mentendo che dicendo la verità. Chi mente fa esistere ciò che lui dice o, meglio, induce gli altri a credere vero ciò che lui dice e che sa che è falso. Nella menzogna potrebbe ravvisarsi una componente seduttiva che esprime la dimensione anche erotica del mentire.
Sapere, piacere, potere si trovano intrecciati nell’atto menzognero.
In psicoanalisi la menzogna detta dal paziente all’analista è un sintomo che va anzitutto riconosciuto, rispettato e accolto. Il nostro ruolo non è quello del detective, scoprire a tutti i costi la verità, quanto piuttosto cercare di capire perchè qualcuno ci stia mentendo. L’analista ha a che fare quotidianamente con le bugie del paziente, che sono a lui funzionali spesso come barriera difensiva. Quando, poi, per contenuto, funzione, significato e frequenza, la menzogna coinvolge tutta l’esistenza di una persona, ci si può trovare di fronte a bugiardi patologici, che mentono per manipolare, per ottenere vantaggi, senza preoccupazione alcuna delle conseguenze emotive e relazionali che il loro comportamento può produrre negli altri. Il bugiardo patologico è, per lo più, poco attento alla dimensione emotiva degli altri, è autocentrato e narcisista, è seduttivo e disinibito; è intollerante alle critiche; pretende, perché ritiene che tutto gli sia dovuto; non prova rimorsi; è incapace di instaurare relazioni affettive mature.
Ma anche i bambini piccoli tendono a essere mentitori, seppure non molto bravi: le loro bugie sono pensate per raggiungere obiettivi semplici, e sono confessate con facilità. Quando mente, un bambino di tre anni lo fa in modo istintivo e spontaneo, senza metodo. Intorno ai 4 anni, poi, capiscono che esistono delle altre persone a cui mentire. È allora che nasce nei bambini la ‘funzione esecutiva‘, cioè un complesso di capacità mentali che rimandano alla possibilità di immaginare il futuro e di produrre strategie e ragionamenti, e, con l’intelletto creativo, la capacità di immaginare versioni alternative della realtà.
La bugia nel bambino è una difesa contro chi è più forte.
Ekman (2009) afferma che intorno ai tre-quattro anni è il momento buono per cominciare ad educare i bambini alla sincerità. Quello che il bambino può capire sull’ argomento a questa età è molto diverso da quello che sarà possibile spiegargli più avanti. Ma per essere adulti “credibili” è necessario creare un ambiente in cui essere sinceri e onesti appaia come la posizione migliore da assumere.
A volte, però, ma solo a volte, nelle persone adulte la bugia rappresenta l’unica maniera per sopravvivere ad un rapporto soffocante, per trovare scampo da un carattere dominante. Insomma, a volte, l’unico modo per sopravvivere.

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