La criminalità nel “normale”: aspetti personologici e sociologici.

Il Fenomeno Criminale è un problema globale presente in ogni tempo ed in ogni epoca, in tutti i continenti, sotto tutti i regimi politici, in qualsiasi sistema sociale ed in qualunque ambiente, che trova il suo più grande interrogativo e la sua parziale soluzione nella mente umana. Tra gli interrogativi più frequenti…

Si nasce o si diventa criminali? Il criminale è un soggetto che soffre di disturbi mentali? Quali sono le cause della criminalità? Esistono fattori di rischio che inducono a commettere un delitto? Quale è l’incidenza del lato oscuro della personalità? Quale significato ha il delitto per ogni criminale? Esistono misure di prevenzione efficaci?Già Freud aveva postulato che l ’uomo ha istinti aggressivi e passioni primitive che lo portano allo stupro, all’ incesto, all’omicidio, ma che sono tenuti a freno, seppure in modo imperfetto, dalle Istituzioni Sociali e dai sensi di colpa.
Nella personalità di ogni individuo, dunque, c’è un lato nascosto, oscuro, normalmente represso che, se liberato, ci trasformerebbe in criminali, in crudeli assassini e pericolosi delinquenti.
Questo lato oscuro della personalità, benché presente in tutti noi, non è solitamente prevalente ed infatti la maggior parte di noi non commette stupri, né omicidi, nè compie rapine: i freni inibitori della morale, delle leggi e dei sensi di colpa funzionano ed il comportamento criminale viene adeguatamente ingabbiato ed imbrigliato dalle regole educative della famiglia, della scuola e della religione. In altri casi, però, i freni inibitori non funzionano , vengono scavalcati dalle emozioni, dalle passioni e dal piacere che si prova nel commettere un reato.
Le persone, allora, non sono buone o cattive, ma sia buone che cattive ed il prevalere dell’una o dell’altra componente dipende dalle occasioni, dai contesti sociali e dagli stati psicologici(impulsi passionali e forti emozioni). In determinate occasioni chiunque può diventare criminale ed esprimere i propri impulsi antisociali. Perchè si può commettere un crimine? Per egocentrismo, per sofferenza psicologica (frustrazione), per ricerca del piacere e del potere, per edonismo a breve termine, per deficit del controllo impulsi.
Si può uccidere per denaro(impossessarsi del patrimonio ereditario familiare) , per vendetta(reazione aggressiva apparentemente immotivata, alla quale si perviene con il raggiungimento di uno livello di frustrazione insopportabile), per invidia, per gelosia, per imitazione (episodi mediatici che hanno suscitato notevole interesse dell’opinione pubblica, scatenando desiderio di “spettacolarità” da parte dell’osservatore, prima, e dell’autore, in seguito), per noia, quando ci si sente frustrati dalla banalità del vivere quotidiano, desiderosi di compiere qualcosa di eccezionale, in grado di provocare brividi in chi li compie e, al tempo stesso, di ridurre a semplice “bersaglio” l’esistenza altrui. Ciascuno di noi, quindi, può essere potenziale vittima e possibile assassino. Molti autori hanno sostenuto che il reato deve essere considerato come espressione di un disturbo psichico, altri, che la malattia molto spesso determina comportamenti aggressivi e contrari alle norme. In realtà tra coloro che commettono crimini, solo una minima parte è affetta da disturbi psichiatrici, come la schizofrenia, la depressione maggiore ed i disturbi gravi di personalità, in comorbidità o meno, questi ultimi, con i disturbi da uso di sostanze. Comunque, alla genesi della criminalità potremmo dire, sommariamente, che concorrono fattori biologici, psicologici e sociali, non singolarmente ma in modo plurifattoriale.

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