Il Cannibalismo e la sua storia

E se nonostante tutto questo non mi darete ascolto … Mangerete la carne dei vostri figli e mangerete la carne delle vostre figlie.  (Levitico 26:27-29)

Quale Cannibalismo? So che chi di voi sta leggendo si augurerebbe che intenda quello “figurato”: il verbo cannibalizzare è, infatti, utilizzato nel gergo tecnico di vari ambiti per indicare il prelevamento di parti da uno o più apparecchi fuori uso per costruirne uno nuovo o ripararne uno non funzionante. Nel linguaggio familiare, cannibalizzare può anche significare appropriarsi del lavoro, delle risorse, delle idee e talvolta della vita di un altro. Nel marketing sta ad indicare la concorrenza subita da un prodotto, ad opera di un altro prodotto della stessa azienda, o per errore, per esempio introducendo un nuovo modello quando ancora quello vecchio poteva essere profittevole o proponendone una versione più economica, intesa ad estendere le vendite alla fascia di mercato inferiore, che invece si sovrappone al prodotto più costoso, spingendolo fuori mercato. Il cannibalismo commerciale può anche essere una efficace strategia di difesa del proprio prodotto dalla concorrenza: mettendo sul mercato un’offerta concorrente alla propria sotto un marchio differente con caratteristiche diverse dal proprio, si intende recuperare quei clienti disposti a sostituire il prodotto leader con una sottomarca e, contemporaneamente, ostacolare e condividere i profitti dei concorrenti in quel gruppo di clienti.

 Ma Cannibalismo è anche sinonimo di predazione infraspecifica, che indica la pratica del mangiare i propri simili.

Antropofagia (dal greco ἄνθρωπος, “uomo” e φαγεῖν, “mangiare”) è un termine che indica un organismo carnivoro che si nutre, preferenzialmente o meno, di esseri umani. Antropofagia è sinonimo principalmente di cannibalismo umano.

Nel mondo animale il cannibalismo è comune: le sue motivazioni risiedono nella sovrappopolazione, nella scarsità di risorse alimentari, nella necessità di eliminare giovani imperfetti che trasmetterebbero alla specie un patrimonio genetico imperfettamente modificato. Alcuni esempi sono rappresentati dai Protozoi, dalle api, da alcuni ragni, come la vedova nera, dalla mantide religiosa. Anche alcuni mammiferi, come i criceti divorano i propri cuccioli nati imperfetti. Il leone divora la cucciolata della femmina, per eliminare il patrimonio genetico del precedente maschio e replicare il proprio: la femmina, alla morte dei cuccioli, ridiventa nuovamente fertile e può procreare una nuova cucciolata con il nuovo maschio dominante. Ma, andando più indietro, prima ancora della nascita, il cannibalismo  può essere intrauterino e si verifica in specie carnivore che generano più embrioni alla fecondazione, ma solo uno o due arrivano alla nascita. L’individuo o gli individui più grandi o più forti utilizzano i fratelli meno sviluppati come fonte di nutrimento. L’adelfofagia è quando il feto dominante si nutre degli altri embrioni e l’ovofagia se si ciba di uova.Non è stato dimostrato che il consumo di proteine della propria specie possa produrre effetti deterioranti per l’organismo cannibale. Anche se i prioni, resistendo all’acidità gastrica ed all’attività proteolitica, possono essere trasferiti da un individuo affetto a un altro mediante cannibalismo. Il Kuru ( malattia di Creutzfeldt-Jakob) è una malattia prionica della Papua Nuova Guinea,  area geografica entro la quale pratiche cannibalistiche, sarebbero state praticate fino alla metà del secolo scorso. Ed arriviamo al  cannibalismo umano, che può avvenire:

  • In funzione di un’usanza culturale (cannibalismo rituale).
  • Per necessità in casi di carestia estrema.
  • Nel contesto di alcuni disturbi psicopatologici, come i crimini seriali.

I termini cannibali e cannibalismo derivano dalla parola canniba, riportata per primo da Cristoforo Colombo, con cui gli Amerindi indicavano certe popolazioni dedite all’antropofagia.

Arens nel suo ” Il mito del cannibale. Antropologia e antropofagia” del 2001 ricorda che i cristiani furono accusati di cannibalismo da parte degli ebrei, gli irlandesi dagli inglesi, i francesi dai tedeschi e viceversa.
Distinguiamo:
  • Cannibalismo alimentare: quello effettuato per necessità alimentari, che avviene solo in casi di necessità estrema.
  • Cannibalismo rituale: diffuso in passato e viene praticato tutt’oggi. Consiste nel mangiare parti simboliche del corpo umano a scopo magico o religioso, cioè per consentire la trasmissione di virtù che altrimenti andrebbero perse o per esorcizzare lo spirito del morto.
  • Pseudo-cannibalismo: pratiche non cannibali, o non necessariamente cannibali, connesse al culto dei morti che possono lasciare tracce affini alla macellazione, come la scarnificazione dei corpi dei defunti.

 

 

Il cannibalismo tra gli aborigeni australiani è stato documentato in relazione ad alcuni riti funebri in cui i parenti mangiano parti del corpo del defunto in segno di rispetto e di onore.

In Africa sono documentati casi di cannibalismo rituale, come quello dei Niam Niam ( “grandi mangiatori”), che all’epoca divennero gli antropofagi per antonomasia
Atti di cannibalismo rituale su prigionieri di guerra sono stati documentati sia in epoca precolonialesia durante conflitti di natura etnica dell’Africa postcoloniale.
 In Tanzania, poi,  si attribuiscono poteri magici agli organi degli albini e la diffusione di queste credenze è tale che le autorità sigillano le tombe degli con cemento per impedirne la profanazione.

La medicina tradizionale del Sudest Asiatico e della Cina attribuisce particolari proprietà curative a certe parti del corpo umano, in particolare fegato e cervello, ed ai feti.

Nella Cina medievale sono stati riportati atti di cannibalismo come atto punitivo. Neil Davis, giornalista,  racconta di aver visto durante la guerra civile cambogiana, soldati che estraevano e consumavano il fegato dei loro nemici uccisi. In India il cannibalismo è praticato dalla setta indù degli Agori i cui membri consumano le carni dei cadaveri abbandonati sulle acque del Gange, auspicandosi, così,di allontanare la vecchiaia.

Nella Bibbia, nel libro del Levitico, Yaweh stabilisce benedizioni per il popolo se seguirà la sua legge e maledizioni se la rifiuterà. Tra le conseguenze nefaste della disobbedienza è elencato anche il cannibalismo.

Nella Divina Commedia le parole del Conte Ugolino “poscia più che il dolor poté il digiuno“ (Inferno XXXIII v. 75) sono state interpretate da alcuni esegeti come ammissione di un episodio di cannibalismo nei confronti dei figli, morti di fame prima di lui, che glielo avevano esplicitamente proposto, come affermato pochi versi prima: “Padre, assai ci fia men doglia/se tu mangi di noi: tu ne vestisti/queste misere carni, e tu le spoglia”).

Vi è, poi,  chi sostiene che la fiaba di Hänsel e Gretel sia stata ispirata ad un episodio di cannibalismo.

Gli esempi potrebbero essere molti altri, ma ora mi soffermerei sulla relazione con la psicopatologia.

E’ nota è la storia dello studente giapponese che nel 1981 uccise e divorò una parte di una sua amica a Parigi. Anche se si fa fatica anche solo ad ipotizzare una patologia simile, probabilmente l’atto era riconducibile ad una forma di  Cannibalismo amoroso, definibile come un contesto di pseudo-sentimento amoroso strutturato in modo patologico, a causa del quale un individuo uccide e divora la persona che ama follemente. E’ un modo di introiettare l’oggetto del desiderio amoroso frutto di uno stato psicotico. Altre modalità mostruose possono essere: il vampirismo, la necrofilia, la necromania, la necrofagia. I trofei sono di diverso tipo: si possono asportare i seni, i genitali ( perché spesso si tratta di soggetti impotenti), la testa ( oltre che per modalità totemiche, anche per pratiche autoerotiche). Tra le altre tipologie di cannibalismo che interessano la psicopatologia ( alcune già menzionate), è da citare il Cannibalismo guerriero che si verifica quando, al termine di una battaglia, viene celebrato un pasto rituale durante il quale ci si ciba delle carni dei nemici catturati e uccisi. Il significato psicologico è quello di introiettare la forza e le virtù del nemico per farle diventare proprie. Il Cannibalismo religioso: si sacrifica una vittima allo scopo di ingraziarsi una qualche divinità o pensando di poter acquisire le virtù stesse del defunto, se si ritiene che questi sia una persona particolarmente meritevole.Il Cannibalismo “per giustizia”: in particolari regimi dittatoriali e sanguinari, i nemici della classe al potere vengono giustiziati ed usati come cibo; spesso in cerimonie collettive (ad esempio, l’eucarestia comunista nella Cina maoista). Il Cannibalismo “per sopravvivenza”: ci si ciba di carne umana in condizioni di feroci carestie o in caso di gravissimi disastri collettivi.Il Cannibalismo “per gusto”, tipico dei serial killers antropofagi, i quali si nutrono di carne umana ritenendola appetitosa. Quasi sempre è epifenomeno di gravissime patologie psichiatriche. Il Cannibalismo “per vendetta”, in cui si uccide la vittima e la si divora per una forma estrema di vendetta nei confronti di un odiato nemico. In questo modo chi lo fa crede di annientare completamente l’individuo. Il Cannibalismo psicotico: il soggetto uccide e divora un altro individuo, in base alle cosiddette “allucinazioni di comando”. Soprattutto in quest’ultimo caso si tratta di individui affetti da gravissime patologie psichiatriche con presenza di delirio.

 

 

 

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