La Nikefobia: paura della vittoria o desiderio di sconfitta?

Un obiettivo è un sogno con un punto di arrivo.
Duke Ellington

Quante volte ci è capitato di essere ad un passo da una conquista e vedere che essa ci scivola viscidamente ed inesorabilmente dalle mani? Quante volte ci è sembrato di aver già tagliato il traguardo, che poi, invece, per una specie di maleficio, diventava sempre più lontano? Poche volte, spero.
La psicologia nei casi più “gravi” e frequenti parla di NIKEFOBIA, dal greco Nike (la Dea Alata della Vittoria)  e Phóbos ( la divinizzazione del panico, della paura).
La Nikefobia sarebbe, quindi, una ripetitiva paura, spesso irrazionale, come tante paure, illogica ed inspiegabile, che può attivarsi in determinate situazioni di possibile vittoria o successo. Il suo attacco starebbe nel limitare l’efficacia, l’autonomia e la libertà decisionale di una persona o di un atleta, ad esempio, in campo agonistico, portandolo ad operare scelte sbagliate e spesso rovinose dal punto di vista dei risultati che può ottenere.
Dunque, quasi una repulsione inconscia o timore di vincere, che portano ad evitare di incontrarsi ed abbracciare la Dea della Vittoria. E’ come se alcuni soggetti, la cui personalità si caratterizzerebbe per una sorta di insicurezza rispetto alle proprie capacità, operasse una inibizione ed un vero e proprio blocco rispetto all’ avere successo. Quanto questa apprensione possa essere legata al timore di danneggiare, paradossalmente, con la propria vittoria se stessi, oppure altri, sarebbe da studiare caso per caso. Comunque, si tratta di un’emozione negativa che porta a boicottare il proprio risultato e, in alcuni casi, purtroppo, si è visto negli sportivi agonisti, anche ad andare incontro ad infortuni che impediscono per lungo tempo di svolgere determinate attività, di tornare in campo a gareggiare o di “battersi per vincere”.
La Nikefobia è, allora, capace di creare sabotaggi, boicottaggi, fallimenti e pessimi risultati.
Nello sport, come anche nella vita, le forme di boicottaggio della propria efficienza prestazionale, possono essere alcune precedenti, altre contemporanee alla competizione. Ad esempio, trascurare la preparazione fisica, commettere errori di alimentazione od adottare scorrette condotte di affaticamento o di inadeguato o insufficiente riposo pre-gara; dimenticare accessori fondamentali per ottenere dei risultati, effettuando dei veri e propri autosabotaggi. In altri campi, alcuni soggetti che possono aver ricevuto un’eredità, ad esempio, riescono a sperperarla in poco tempo; altri mandano all’aria relazioni stabili ( ed apparentemente felici) con dei tradimenti immotivati ed inspiegabili. Alcuni studenti mollano proprio allo sprint finale prima dell’esame.
Quali siano, ripeto, i meccanismi psicologici generanti questa paura, sono solo ipotizzabili. Sicuramente sono coinvolte le personalità più fragili ed insicure, senza necessariamente sconfinare nella psicologia. Oppure, varcando il confine tra normale e patologico, sono coinvolti i soggetti affetti da disturbo borderline di personalità che, notoriamente, mandano tutto all’aria quando stanno per raggiungere un obiettivo o mettere dei punti “fermi” nella loro vita.
Alcuni psicologi hanno parlato di ‘inversione energetica o psicologica’,  spesso soprannominata anche ‘motivazione antagonista’, una sorta di inversione di polarità che si attiva nel sistema energetico del corpo e che porta a un malfunzionamento, fisico o psicologico temporaneo. Alla base vi potrebbe essere anche la paura di un cambiamento che, comunque, una vittoria comporta, e che, se da un lato sarebbe una acquisizione, dall’altra sarebbe una sorta di ‘perdita secondaria’ dello status precedente. Consideriamo che un cambiamento, anche se in positivo, può sempre spaventare! Una vittoria attiva dei meccanismi psicologici di timore del tipo” vinco ora e gli altri si aspetteranno che vincerò anche le prossime volte”, con la paura conseguente di uno stravolgimento nelle proprie abitudini di vita, nelle relazioni familiari ed amicali.
Lo stress conseguente può comportare un disfunzionamento a livello energetico, mentale e prestazionale.
L’inversione energetica o psicologica crea quindi uno stato di funzionamento temporaneamente anomalo di cui, a volte, chi ne è affetto può non avere percezione e, pertanto, agisce ottenendo dei risultati negativi assolutamente imprevedibili e dei quali non riesce a darsi una ragione.
Quindi, come fare per vincere?
Passando ( semplicemente) dalla Nikefobia al piacere di diventare un vero vincente, ottenendo soddisfazioni invece di “dolori da sconfitta”. Ma questo non è sempre semplice e comporta spesso il dover affrontare un percorso psicoterapeutico non è detto a breve termine.

Lascia un commento