Quanto “sale” nella felicità?

“La mente è un mondo a sé, e da sola può rendere il paradiso un inferno e l’inferno un paradiso” John Milton

Prescindendo da quadri psicopatologici che possono arrivare a condizionare la nostra vita, a causa di alterazioni neurotrasmettitoriali, qui mi propongo di analizzare quali siano le condizioni fisiologiche attraverso cui la nostra mente può determinare il nostro essere felici o infelici. Eh sì…è la mente che, comunque, anche se non affetta da malattia, guida tutto il nostro essere. Sappiamo bene, e questo sin da bambini, che non è possibile essere sempre felici. La felicità è una stato d’animo transeunte ( troppo a volte), in cui si avverte già, nel mentre la si prova, la malinconia della sua perdita e che, inevitabilmente, cede il posto ad altri stati d’animo. Ma essere felici od infelici è una scelta o un destino? Evidentemente una scelta, per quanto sta a noi. Evidentemente un destino per ciò che ci accade e che non è in nostro potere controllare. Ma abbiamo la possibilità di scegliere, anche in situazioni avverse, il modo di trovare un sorriso. Insomma, la felicità o l’infelicità potrebbero risiedere in uno schema mentale, un atteggiamento, un modo di essere e di porci di fronte agli altri, che ci fa stare meglio, appagati, soddisfatti e felici, oppure perennemente insoddisfatti, infelici, alla ricerca impossibile di qualcosa che non abbiamo e che non potremo mai avere, perchè sappiamo già non essere alla nostra portata, oltre ogni ragionevole dubbio. Esistono delle “istruzioni” per essere felici o infelici? Direi proprio di no. Esistono piuttosto delle “linee guida” che possiamo costruirci, ognuno a proprio modo ed adattarle alle nostre diverse situazioni di vita. Quindi, chi cerca qui la ricetta della felicità, vada altrove, perchè non ne conosco…Sicuramente porta all’infelicità mettere la propria vita nelle mani degli altri. Cercare di continuo l’approvazione altrui ed impostare la propria vita in base a questa approvazione. A dispetto di quanto a volte si crede e che spesso si vede, per avere successo bisognerebbe andare contro l’opinione altrui. Esprimere la propria vera essenza è ciò che rende davvero liberi e felici. Per sentirsi imprigionati ed insoddisfatti, la strada migliore è fare quello che gli altri si aspettano che noi facciamo e non ciò che noi vorremmo davvero. .
Comprendere, allora, la differenza tra un problema che dobbiamo cercare di risolvere ed un dato di fatto è fondamentale per essere sereni. I problemi, se sono veri problemi, come mi ha insegnato un mio grande maestro, hanno sempre una soluzione, i dati di fatto possiamo solo accettarli senza avere la pretesa, inutile, di cambiarli.
Questo vuol dire cercare di vedere, obiettivamente, una persona per come è e non per come dovrebbe essere. E questo va accettato, altrimenti finiremo per rovinarci inutilmente la vita.
Vivere nel passato o nel futuro provoca infelicità. Cercare di vivere il più possibile calati nel mondo presente può essere un buon inizio per cercare la felicità. Il passato, in quanto tale, non può essere cambiato, facciamocene una ragione. Il futuro non è ancora nostro, può avere senso averne desiderio ma non paura e, comunque, non ci appartiene, esattamente come il passato non ci appartiene più. Il presente, invece, è nelle nostre mani.
Altra fonte di infelicità è essere ossessionati dal controllo. E qui intendo il controllo delle proprie emozioni: l’ansia che ne deriverebbe è la porta di ingresso per l’infelicità.
Rende infelici voler avere ragione a tutti i costi. Il bisogno di avere ragione è, per lo più, la manifestazione di una grande debolezza, perché non abbiamo necessità che gli atri ci diano questo riconoscimento per sentirci “bravi”. Possiamo sentirci bravi, anche facendone a meno, anzi, se non lo cerchiamo costantemente vuol dire che la nostra sicurezza è interiore e non dovuta ad un riconoscimento esteriore.
Paura e rabbia, da una parte, fiducia e serenità sono i binomi delle emozioni contrarie e speculari, che ci hanno permesso di evolverci fino ad oggi. Sono, soprattutto le prime, emozioni molto arcaiche, che trovano sede nel cervello rettiliano, mentre la fiducia e la serenità sono emozioni più evolute, che risiedono nel cervello più evoluto. imparare a conciliare le emozioni e quindi a far comunicare i “cervelli” è un buon inizio di felicità.
Impariamo a concentrarci sul presente, pensando a ciò che stiamo facendo: gli individui passano il 46,9 per cento del loro tempo pensando, invece, a qualcosa di diverso e questo vagare della mente le rende insoddisfatte. E’ quanto afferma uno studio condotto da due psicologi della Harvard University, pubblicato su Science.
“La mente umana è vagabonda e una mente vagabonda è infelice”, affermano Matthew A. Killingsworth e Daniel T. Gilbert.
Quella di lasciar vagare la mente sembrerebbe la modalità di “default” del cervello.
Per cercare di tracciare questo comportamento, i ricercatori hanno sviluppato un’applicazione per iPhone che contattava a intervalli casuali 2250 volontari chiedendo quanto si sentivano felici in quel momento, che cosa stavano facendo e se stavano pensando alla loro attività, a qualcosa di piacevole, di spiacevole o di emotivamente neutro.
I soggetti avevano la possibilità di scegliere fra 22 attività di carattere generale, come camminare, mangiare, fare acquisti, guardare la televisione ecc. In media, gli interrogati riferivano che la loro mente stava vagando il 46,9 per cento delle volte, senza mai scendere al di sotto del 30 per cento, con la sola eccezione di quando indicavano “fare l’amore” ( e meno male!).
“Il vagare della mente si verifica durante tutte le attività. E questo studio mostra che la nostra vita è pervasa, in misura davvero notevole, dal ‘non-presente’ “, dice Killingsworth.
L’analisi temporale condotta dai ricercatori ha, inoltre, fatto ipotizzare che il vagare della mente era in generale la causa e non la conseguenza dello stato di insoddisfazione.
Molte tradizioni filosofiche e religiose insegnano che la felicità può essere trovata vivendo nell’attimo, ossia nel ‘qui e ora’. Una mente che vaga è, allora, una mente infelice.

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