Riabilitazione d’amore

L’amore di può imparare e forse “riabilitare”. E’ questa una concezione molto lontana da noi, laddove qualcuna/o che riabiliti un altro che non riesca a fare l’amore per una serie di ragioni, viene considerato alla stregua di un lavoro di prostituzione.
Lo spunto per questi argomenti di riflessione mi è venuto dalla lettura di “Sessioni d’amore” di Cheryl T. Cohen Greene, che narra il lavoro di questa donna, a fianco di psicoterapeuti, per quarant’anni, in qualità di partner surrogata e di come sia riuscita, storia dopo storia, a far recuperare ai suoi pazienti il desiderio d’amare o, semplicemente, la possibilità di avere un rapporto sessuale. Proveniente da una famiglia estremamente cattolica, ha lottato per evolversi da un ambiente in cui il sesso era considerato profondamente sbagliato e ne ha fatto il lavoro di una vita. La sua si intreccia alle vite di tanti uomini che per le più svariate ragioni non riescono a stabilire relazioni, per malattie fisiche che li costringono alla immobilità o per profondi disagi psicologici.
La terapia con un partner surrogato prevede la presenza di tre persone: il paziente, il partner surrogato ed il terapeuta che consiglia le “sessioni d’amore”.
L’evoluzione della terapia avviene in modo graduale, tramite la conoscenza reciproca dei corpi, il tocco delle braccia, il massaggio delle gambe, la nudità. spesso bisogna convincere i pazienti che i bisogni sessuali che provano non sono nulla di disdicevole. Di solito è all’ultimo incontro che si fa sesso. Alcuni pazienti soffrono di problemi fisico-psicologici, altri sono disabili, e altri ancora non hanno mai sperimentato la sessualità. Negli Usa questa è una pratica molto comune, che prevede l’applicazione delle teorie di Masters&Johnson, secondo i quali bisogna pensare a questa terapia come ad un triangolo, in cui alla base vi sono il paziente e il partner surrogato ed in cima il terapeuta ( sessuologo), che li guida e li istruisce come se fossero una vera coppia.
Per diventare un surrogato non occorre essere avvenenti od esperti in psicologia, ma non tutti sono adatti. Occorre una formazione specifica: i partner vengono formati e viene insegnato loro come interagire con il paziente, come toccarlo, baciarlo e come “capire” i momenti giusti per farlo. L’empatia è, come sempre, una dote fondamentale.

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