Il problema “angoscia” viene affrontato da Lacan secondo un’ottica particolare, quella positiva. Alcuni filosofi, come Kierkegaard, Heidegger e Sartre, come possiamo vedere ripercorrendo alcuni loro scritti, hanno individuato nell’angoscia quel correlato di “verità”, capace di aprire alla riflessione soggettiva. Fu soprattutto Freud, che assegnò all’angoscia il compito di causare la rimozione, dando cosí inizio alla formazione del sintomo, correlato, anzi fulcro, indispensabile per giungere al problema psicopatologico. Per Freud, infatti, il sintomo era un “quid novi”, che andava ad inserirsi nel continuum della vita del paziente, stabilendo, però, non tanto un elemento di discontinuità in uno stato psichico dalla salute alla malattia, quanto un “trait d’union” tra un prima ed un dopo la comparsa del sintomo spesso. E’ dal sintomo che, da un lato svela, dall’altro cela, come in un rebus, possiamo giungere al nucleo del problema.
Lacan insiste sul fattore positivo dell’angoscia, che rappresenta, a suo parere, la via privilegiata per accedere al reale: l’angoscia è la via che porta al di là del significante, ma che consente di giungere al “significato”, che egli chiama oggetto. L’oggetto è essenziale, poiché non è l’oggetto desiderato, ma è l’oggetto che, invece, causa il desiderio. Se fosse l’oggetto desiderato l’angoscia non avrebbe ragione di esistere, in quanto il desiderio sarebbe stato soddisfatto. Ma in quanto oggetto ancora “desiderante”, l’appagamento appare lontano. Oggetto come significante ma i cui significati reconditi sono ancora inappagati, perchè all’origine del desiderio. Freud aveva delineato l’oggetto orale e quello anale, Lacan pone l’accento sulla natura del fallo come oggetto, ponendo una nuova lettura della sessualità, maschile e femminile: niente angoscerebbe di piú l’uomo di una donna che desideri e niente angoscerebbe di piú una donna di un vero desiderio dell’uomo. Per l’uomo, perché il suo fantasma è rappresentato da una donna che, oggetto permanente, godrebbe nel farsi oggetto del godimento dell’uomo. Per la donna, perché il suo fantasma è quello di un uomo che, non mancando di nulla, non la costringerebbe a supplire ad una eventuale mancanza.
