Nicola fuori era adulto ormai, ma era rimasto irrimediabilmente bambino, dentro. Cresciuto da due genitori inesistenti, continuava disperatamente a cercarli, come se potesse ritrovare in loro quella parte di se stesso che non riusciva a vedere.
Il padre quasi sempre fuori per lavoro, quando era andato in pensione aveva “deciso” che era venuto il momento di occuparsi del figlio. E lo aveva fatto nel peggiore dei modi, sostituendosi a lui.
La madre, profondamente anaffettiva, non era riuscita a crescere con amore e disciplina un figlio maschio, in assenza di figure maschili, e aveva deciso che era meglio che il figlio studiasse in collegio. In tutto questo Nicola era cresciuto così, un pò schivo, a volte discolo, costruendosi un mondo fantastico in cui tutto era perfetto, ma soprattutto di cui lui era il protagonista. Una specie di eroe, capace di fare tutto, dalle cose più semplici alle imprese più difficili, che gli riuscivano sempre. Nella vita reale, invece, continuava a soggiacere a questo padre che a tratti detestava esprimendo rancore ed insofferenza nei suoi confronti, non riuscendo comunque ad allontanarsene.
Ora che, guardando negli occhi della madre, irrimediabilmente malata e spenta, cercando disperatamente amore, riusciva a scorgere solo l’ombra di un passato sguardo vero.
Peter Pan, secondo la fiaba, è un ragazzo che non vuole crescere, che vive in un luogo magico ed incantato, l’Isola che non c’è (Neverland) ove trascorre la sua infanzia “senza fine” assieme ad una serie di creature incantate, bambini, fatine, animali parlanti e pirati. Quando Wendy, donandogli il suo bacio, gli fa comprendere che lo ama, Peter Pan sembra, con questo atto d’amore, acquisire la maturità necessaria per sconfiggere definitivamente i pirati facendo divorare Capitan Uncino dal coccodrillo.
Ma…”tutti i bambini diventano adulti tranne uno...”.
La Sindrome di Peter Pan
Per Sindrome di Peter Pan si intende quella condizione psicologica di chi non vuole crescere e diventare adulto. I soggetti affetti da questo disturbo, sono adulti giovani, che rifiutano l’idea di maturare, assumendo atteggiamenti tipicamente adolescenziali, che derivano dal loro stato mentale di totale immaturità, rifiuto di assumersi ogni responsabilità e incapacità di impegnarsi in modo costruttivo in qualsiasi cosa che loro ritengono possa essere di ostacolo alla propria spensieratezza e serenità.
Si può ipotizzare che l’atteggiamento di godersi la vita e pensare solo al proprio benessere, nasconda la paura di non sentirsi adeguato ad affrontare la vita con le inevitabili problematiche. Ma questo spiegherebbe in parte il rifiuto di crescere.
Molto probabilmente nella loro infanzia è stato introiettato un modello familiare che non ha stimolato la crescita e l’individuazione. Sono, per lo più, figli di madri apprensive ed eccessivamente protettive che cercano di eliminare ogni ostacolo dalla vita del bambino, ogni cosa possa determinare una sofferenza o una frustrazione.Anche una carenza affettiva può essere l’inizio della sindrome di Peter Pan ed i bambini che si trovano a fare i conti con questa insufficienza d’amore sviluppano varie problematiche, che fanno sì che essi si sentano non protetti e angosciati di fronte al mondo degli adulti.
In questo modo la fiducia in se stesso del bambino, la sua voglia di misurarsi con le difficoltà ed imparare a tollerare frustrazioni derivanti dagli insuccessi, non si sviluppano adeguatamente. Come anche non si sviluppa la responsabilità rispetto ai doveri e alle regole proprie di ogni età. Il bambino cresce con l’idea di essere fragile e di non riuscire a cavarsela, altrimenti non si spiegherebbe il perchè di questo atteggiamento iperprotettivo ed esageratamente accudente da parte dei genitori. In contrapposizione, da adulto, può arrivare a sferrare dei veri e propri attacchi nei confronti del genitore che ritiene maggiormente colpevole, in un clima continuo di ostilità e frustrando le aspettative che i genitori hanno nei suoi confronti, dopo che, non avendolo abituato a crescere, pretenderebbero che assumesse, comunque, comportamenti da adulto.
Si sa, nessuno ama i propri carcerieri, ma la prigione può diventare calda ed accogliente. Così si crea una sorta di cliché che si adatta a tutte le altre persone ed alle situazioni. Anche se cambiano gli scenari ed i personaggi, il dispetto continua…..
Questo disturbo, infatti, interessa gli aspetti psicologici, sociali e sessuali dell’individuo, palesandosi con tratti di irresponsabilità, ribellione, collera, narcisismo, manipolazione, dipendenza e, al contempo, superiorità.
L’empatia è scarsa come è scarsa la capacità di fare dono di sé agli altri.