Il dolore e la speranza: alcune riflessioni.

Parlo anzitutto da donna e poi anche da medico, inevitabilmente, per deformazione professionale. Ho conosciuto il dolore fisico e psicologico per me, i miei cari e coloro che hanno fatto od ancora fanno parte della mia vita. Ho conosciuto il dolore delle persone malate nella mente o nel corpo. Il dolore che crediamo a volte inconsapevole nei gravi malati di mente, e sul quale gli psicofarmaci hanno un effetto palliativo.
Il dolore fisico che a volte diventa così forte da coinvolgere anche la mente e che i morfinosimili attutiscono soltanto.
Il dolore di chi cerca il suicidio perchè gravemente malato nel corpo o nella mente e che, in realtà, non vuole morire, ma sente che quella è l’unica strada per alleviare quel dolore. Da donna e da medico ho smesso di credere che il dolore sia una via per la salvezza “eterna”. Credo nell’hic et nunc. Credo che o ci salviamo ora, in vita, perchè riusciamo a guarire o nessuno verrà a salvarci, se non chi può avere le competenze professionali per farlo. La salute è un bene prezioso, che troppo spesso ci ricordiamo di avere quando, paradossalmente, l’abbiamo perduto.
E’ per questo che credo che Il dolore fisico o psicologico che può provare l’uomo è assolutamente gratuito, fine a se stesso. Può avere il solo scopo di renderci più forti, ma a volte neppure quello. Ci può rendere anche rabbiosi e fragili. Credo che, comunque, sia necessario continuare a lottare, per noi stessi e per coloro che amiamo, e che non ci debba mai abbandonare la speranza, soprattutto quella di poter porre fine, quando vorremo, a quel dolore.

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