La motivazione è definita in più parti come l’espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione.
Dunque rappresenta l’insieme di quei fattori di tipo psicologico che spingono un soggetto a tendere verso una data meta; questa definizione implicherebbe che se un atto venisse compiuto senza una sufficiente motivazione, risulterebbe fallimentare. Bisogna concentrare ed indirizzare le proprie energie soprattutto psicologiche, ma anche fisiche, verso quella meta che ci siamo proposti di raggiungere. La distinzione tra motivazioni biologiche, innate, che derivano e fanno capo ad elementi fisiologici, e motivazioni psicologico-cognitive, che si avvalgono dell’esperienza, è abbastanza classica. Ma il meccanismo motivazionale, quello che “seriamente” ci spinge verso uno scopo, consiste in un complesso intreccio tra questi due.
La motivazione, ancora, può essere intrinseca ed allora il motivo che fa confluire le nostre energie verso un qualcosa, non è sempre conscio, e motivazione estrinseca, quella che il soggetto dichiara verbalmente.
Essenziale comunque è l’elemento della “costanza”: lo stato interno che conduce ad una meta deve essere mantenuto nel tempo, anche se può oscillare tra fasi alterne.
La distinzione tra motivazione estrinseca, quella, cioè, che ci fa impegnare in una attività per riceverne un riconoscimento o l’ammirazione altrui, e quella intrinseca, che è direttamente collegata e parte dai nostri interessi, parte dalla curiosità, da un interesse personale, a volte non è di immediata comprensione. Non sempre è facile discernere quanto il ricevere delle lodi da qualcuno non sia lo stimolo ad una spinta interiore che fonda assieme anche la curiosità, il desiderio di fare nuove esperienze ed anche la voglia di mettersi in gioco, e viceversa.
La “multifaceted theory of intrinsic motivation” ha distinto 16 desideri fondamentali che stanno alla base della motivazione intrinseca. Partendo dalla considerazione che ognuno dei 16 desideri di base è indipendente, e che la soddisfazione di ciascuno dei desideri produce un sentimento intrinseco di gioia, si può ipotizzare che ogni persona abbia un differente modo di dare priorità in base al contesto sociale, ai valori di riferimento e alle esperienze personali passate.
Molte teorie trattano l’argomento, mettendo l’accento su componenti diverse.
La teoria biologica è quella che parte dal concetto di bisogno, da cui derivano necessità fisiologiche, che per lo più vanno abbastanza prontamente soddisfatte: la fame, la sete, il sesso…
Mi sento di elevare la componente “desiderio”, distanta dal bisogno ad un ( vari!) gradini più su di quella del bisogno. Il desiderio anticipa il piacere e ne fa pregustare la gioia di goderne i frutti. E questo accade sia nella ricerca del cibo preferito, piuttosto di un qualsiasi cibo, purché ci nutra, sia nella ricerca di un partner in particolare, con cui instaurare una relazione, piuttosto di qualcuno con cui soddisfare una urgenza fisica.
La teoria delle pulsioni ci è stata regalata da Freud che aveva definito la pulsione come un istinto con un’origine, uno scopo, e un oggetto, attraverso cui avviene la sua scarica. il concetto di pulsione è stato introdotto dal padre della Psicoanalisi per spiegare anche le dinamiche proprie dell’ inconscio, oltre che gli stati fisiologici essenziali dell’organismo, identificando due istinti o pulsioni di base, una legata, appunto, alla sopravvivenza e alla sfera sessuale, un’altra alla morte e alla distruttività.
La piramide dei bisogni fondamentali, concepita nel 1954 da Maslow, incentra il costrutto di motivazione ala base dello sviluppo individuale, identificando sei fasi di crescita, successive e consecutive, tutte incentrate su bisogni, dal più semplice (legato all’aspetto fisiologico) al più complesso (legato all’autorealizzazione):
1. Bisogni fisiologici: la prima motivazione sviluppata, legati agli stati fisici necessari per vivere ed evitare il disagio ( alimentazione, altri bisogni fisiologici )
2. Bisogni di sicurezza: si manifestano solo dopo aver soddisfatto i bisogni fisiologici, e constano della ricerca di contatto e protezione.
3. Bisogni di appartenenza, desiderio di far parte di un’estesa unità sociale (famiglia, gruppo amicale), che nasce solo dopo aver soddisfatto i bisogni di sicurezza.
4. Bisogni di stima, esigenza di avere da altri un riscontro sul proprio apporto e sul proprio contributo, e si attiva solo dopo aver soddisfatto i bisogni interpersonali.
5. Bisogni di indipendenza, esigenza di autonomia, si attiva solo dopo aver soddisfatto i bisogni di stima.
6. Bisogni di autorealizzazione, bisogno di superare i propri limiti e collocarsi entro la prospettiva di essere partecipe col mondo.
Un bisogno insoddisfatto, concentra le energie motivazionali entro condotte atte a soddisfare quel bisogno, non accedendo ai bisogni superiori nella scala.
Come si vede appare difficile, secondo questa scala, quantificare i singoli bisogni ed il “peso”, il riflesso che essi possono avere sugli altri. Secondo questa teoria, però, sembrerebbe che ad alti livelli gerarchici, l’approvazione, il rispetto e il senso di appartenenza siano motivatori più forti del denaro.
David McClelland identifica tre motivazioni fondamentali:
Il bisogno del successo (o della riuscita) rispecchia il desiderio di successo e la paura per il fallimento.
Il bisogno di appartenenza combina i desideri di protezione e socialità con la paura per il rifiuto da parte di altri.
Il bisogno di potere riflette i desideri di dominio e il timore di dipendenza.
Gli individui differiscono nella forza di ciascuno di tali motivi, mentre le situazioni variano nel grado in cui sono collegate e incentivano l’uno o l’altro motivo.
Altre teorie sono state formulate, come quella dell’attribuzione di Weiner, secondo cui le persone che attribuiscono i propri successi alle capacità personali, e i propri insuccessi a un impegno insufficiente sono quelle che intraprendono compiti più difficili e persistono nonostante gli insuccessi. Invece, chi associa i propri insuccessi a deficit di capacità e i propri successi a fattori situazionali tenderà ad impegnarsi poco, e rinuncerà facilmente alle prime difficoltà.
In definitiva, il fenomeno “motivazione” deriverebbe da un intreccio di più fattori, di tipo biologico- costituzionale, di tipo psicologico-temperamentale, variamente presenti in ognuno di noi. Da questo diverso intreccio nasce la nostra spinta al “fare”.
Fonti bibliografiche:
Daniel, Goleman, (1996), Intelligenza Emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici. Rizzoli, Milano.
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