Il termine “inganno” originariamente non aveva la connotazione negativa che assunse poi. La connotazione positiva si trasformò poi con il passare del tempo: la parola deriva dal tardo latino gannat terza persona singolare del verbo “canzonare”.
Canzonatore era colui che cantava storie.
Nell’accezione positiva, ad esempio, diciamo “Ingannare il tempo”, ossia rendere meno gravosa una situazione.
Nella accezione negativa, il senso è quello di operare con frode e malizia nei confronti di altri. Dunque, mentire è fingere che qualcosa sia diverso da quello che è, oppure fingersi altro da ciò che si è.
Come fa l’insetto Phasmatodea, un fasmide che esiste da almeno 50 milioni di anni e che ha dedicato migliaia di millenni a uno scopo, quello di assumere sembianze simili a quelle di 3000 specie di steli e fuscelli e di 30 varietà di foglie.
La perfezione dell’inganno è impressionante. Sembra che si tratti di bastoncini o foglie, ma sono insetti. La forma attuale è il risultato di una forte pressione evolutiva a favore di un corpo lungo e sottile, all’esterno. La potenza dell’inganno è anche a scapito degli organi interni che si sono modificati geneticamente nel tempo.
Senza modificarsi nell’aspetto esterno o negli organi interni, l’uomo impara ben presto a mentire, o meglio, tipico di noi italiani, a parlare senza dire, con un uso, privato o pubblico, della menzogna, con l’acquisizione di estremi e sofisticati virtuosismi della bugia da un lato, ed una estrema tolleranza ai bugiardi che, paradossalmente, sembra essere diventata, estremizzando, un bene comune.
Il particolare modo in cui ci serviamo del linguaggio per mentire è raccontato dal giornalista inglese Leslie in “ Bugiardi nati: Perchè non possiamo vivere senza mentire”. Dove, ovviamente, bugiardi sono sempre gli altri.
In un mondo ed in un modo assolutamente contraddittorii, da un lato continuiamo a rappresentarci un mondo in cui siamo circondati di mentitori, dall’altro ciascuno di noi non è disposto ad ammettere di far parte del gruppo.
Questo, secondo Leslie, avverrebbe perché le persone sanno convincersi della propria bontà o buona fede, anche mentre compiono le peggiori azioni immaginabili.
I kamikaze uccidono centinaia di innocenti eppure muoiono convinti che andranno in paradiso. I mafiosi siciliani si reputano buoni cattolici: uccidono durante la settimana e santificano le feste.
Allo stesso modo si verifica l’autoinganno: quando mentiamo possiamo, come nulla fosse, essere convinti della nostra piena sincerità. Questo perché, spesso, prima di ingannare gli altri, inganniamo noi stessi. In che modo? Secondo Leslie immagazziniamo informazioni corrette su noi stessi e il mondo, ma le terremmo nascoste a livello inconscio.
In una sorta di “autolesionismo” , in cui volersi ( e volere) bene sarebbe affidarsi alla Verità, andremmo in cerca di informazioni per poi fare in modo in modo di distruggerle: prima ancora di mentire, ci neghiamo la verità. L’inganno e l’autoinganno sono due facce della stessa medaglia. Ciascuno dei due alimenta l’altro. Dunque, mutiamo le nostre sembianze esterne per ingannare gli altri, ma, per farlo, cambiamo anche noi stessi. Esattamente come fanno taluni insetti.
