La società contemporanea appare molto più che rispetto al passato, dominata da incertezza e complessità. Molte azioni non sempre determinano delle reazioni prevedibili, anzi la loro comprensione risulta sempre più difficile. L’utile e il dannoso appaiono il più delle volte non distinti né distinguibili, ma intricati tra di loro. Tutto ciò va ad influire dapprima sul singolo, ma, inevitabilmente, sulle dinamiche interpersonali, sul modo di intendere e di vivere le relazioni oggettuali. L’incertezza, allora, domina il nostro quotidiano e ciò che stupisce, in alcuni casi, è come tale incertezza per alcuni sia considerata una sorta di opportunità. Le moderne tecnologie, se da un lato hanno favorito una più rapida trasmissione della cultura, dall’altro, hanno favorito anche l’illusione che altrettanto velocemente si possano gestire le relazioni con gli altri, approdando ad una illusoria conoscenza. In chat ognuno si mostra con quegli aspetti che vuole mostrare, indossando una maschera dalle leggiadre fattezze, che può anche decidere di non togliere mai. Se non quando accade che l’incontro da virtuale diventi reale e quindi il vero Sé giunga allo scoperto. Ma, al momento, è più opportuno non pensarci ed agire. Al tempo di un click che consente di apparire e sparire dalla vita altrui, dietro un sipario dove si nascondono le proprie fragilità. La riflessione introspettiva sembra quasi un fastidio da evitare. La virtualità del bit prende sempre più il posto della realtà degli atomi. Ma in tutto questo c’è ancora la fase del corteggiamento? Sui “social” il corteggiamento inizia dalla fase di compilazione del profilo. Fondamentale. Il profilo è lo specchio delle brame. Proprie e altrui. Requisiti fondamentali: foto con occhi e viso scoperti, descrizione breve ma accattivante. Senza eccedere. Insomma, una mini-biografia, quasi un genere letterario. Ma si fa presto. In quel contesto il tempo ciclico della natura subisce l’accelerazione al ritmo del tempo virtuale. Non è dato rimanere indietro, non si può pensarci più di tanto. Si perderebbe una occasione, a costo di perdere di vista se stessi, ma non importa.
La velocità con la quale in questo modo si cerca di intessere relazioni si accompagna allo stimolo di relazioni forti, che appaiono rinforzate proprio dalla brevità del tempo in cui si dispiegano. In questa condizione si convince l’altro ( e se stessi), di essere coinvolti da “sentimenti” forti, sicuri, affidabili, credibili. E se ne è convinti, almeno in quel momento, in cui tutto può sembrare possibile anche se non prevedibile. Durerà per sempre? Certo, perchè il “per sempre” viaggia al tempo dei click. Che questo possa creare nell’altro aspettative illusorie, poco importa. L’instabilità di queste relazioni è caratteristica dello stile di vita del narcisista che alterna ipervalutazioni a svalutazioni dell’altro, entrambe a proprio vantaggio: legare l’altro a sé, facendolo credere unico, azioni alternate alla svalutazione dell’altro per ipervalutare il sé.
Sempre nuove onde emozionali trasformano lo stato mentale. oppure mutano i vissuti emotivi verso l’oggetto prima coinvolto e coinvolgente, oppure cambia l’oggetto stesso dell’interesse. Tutto è come in un caleidoscopio di luci, cangiante, mutevole e precario. Si cambia ma nulla è destinato a durare. Se non per il tempo di un click. Ma, ricordiamolo, così ( e solo così) tutto è possibile.
