La prima scuola presocratica fiorì a Mileto, colonia greca dell’Asia Minore, all’inizio del VI secolo. Il primo maestro fu Talete, al quale seguirono Anassimandro e Anassimene. L’arché era il principio primo in grado di spiegare la natura (physis) e la vita. Abbandonata, così, la tradizione mitico-religiosa, prevalse la riflessione razionale e l’osservazione dei fenomeni della natura. Per questo Aristotele definì questi sapienti “primi fisici”.
Sulla figura di Talete, nato a Mileto si pensa intorno al 624 a.C., la tradizione ha conservato molte notizie leggendarie: gli si attribuisce la predizione di una eclissi totale di sole, l’invenzione di un metodo per calcolare la distanza delle navi dal porto a partire dall’angolo di una torre perpendicolare di altezza nota ( anticipando il teorema di Pitagora). Pare, inoltre, che egli sapesse calcolare l’altezza delle piramidi egiziane misurandone l’ombra. L’affermazione tradizionalmente riferita a Talete è che egli considerò principio di tutte le cose l’acqua, ossia l’elemento umido, probabilmente nato dalla osservazione che tutte le cose sono nutrite dall’umidità, che perfino il calore ha origine da essa e che i semi di tutte le cose hanno natura umida. Ma, al di là del principio, probabilmente l’originalità di Talete sta proprio in questo nuovo modo di guardare la natura, che non ha nulla di simile né nella tradizione greca né in quella di altri popoli. A questo si deve la grande svolta di Talete.
Anassimandro, amico e discepolo di Talete, nacque a Mileto nel 610 e morto nel 546, scrisse una grande opera Sulla Natura, individuando il principio di tutte le cose nell’apeiron, cioè l’infinito o l’indefinito, l’indeterminato. Anassimandro sembra chiedersi quale sia l’origine del “divenire”, cioè della continua mutazione cui sono soggette tutte le cose. Cosa intendesse con la parola Apeiron non è facile dire, ma è intuibile che egli rifiutasse i semplici elementi ( terra, acqua, fuoco, aria) coma archai, in quanto essi hanno caratteri opposti e non possono derivare l’uno dall’altro. Immaginò allora una condizione originaria in cui tutti gli elementi sono uniti in un insieme ( migma) non differenziato. Da questo migma, con un moto rotatorio, esce la prima coppia di contrari, il caldo e il freddo. Dal caldo si genera una sfera infuocata che circonda nell’ordine l’aria, l’acqua e la terra; da tale sfera, per il moto rotatorio impressole dall’apeiron, si separano grammenti discoidali che costituiscono gli astri. Singolare è anche la teoria attribuita ad Anassimandro secondo la quale la terra sta ferma non perché poggi su qualcosa, ma perché, posta al centro dell’universo, “non è sollecitata a muoversi” in alcuna direzione, cioè sta in equilibrio in un gioco di forze contrapposte. A queste considerazioni “fisiche” si aggiungono pensieri di natura “morale” : tutte le cose provengono dall’apeiron divino ed eterno ed entrano nel tempo. Qui si impongono le une sulle altre in modo violento, commettendo ingiustizia e ne pagano lo scotto ritornando nell’apeiron, cioè morendo e lasciando il posto alla qualità contraria, che farà la stessa fine.L’universo appare retto da una legge di ordine ed armonia ( cosmo) che fronteggia la violenza del caos.
Di Anassimene, il terzo maestro della scuola ( 586, 525), resta un frammento di un’opera che forse era intitolata Sulla natura ed altre testimonianze. Per questo filosofo l’arché era nell’aria, o soffio vitale ( pneuma). L’aria è determinata ed indeterminata, possiede di per sé un movimento di rarefazione e di condensazione, cui corrispondono il caldo ed il freddo. Da questa opposizione sarebbero poi derivati il fuoco da una parte, il vento, l’acqua e la terra dall’altra. Identificando l’arché con l’aria; Anassimene mostra una certa finezza ma, al contempo, precisa volontà, nel voler spiegarel’universo ricorrendo a fattori fisici e non mitici o immaginari. L’aria o pneuma, inoltre, nell’uomo è il principio dell’anima.
