Si legge nel vocabolario Treccani:
Anamnèṡi (alla greca anàmneṡi) s. f. [dal gr. ἀνάμνησις, der. di ἀναμιμνήσκω «ricordare»].
1. Propr., reminiscenza, ricordo; in questo sign., il termine è adoperato soprattutto nell’enunciazione di un concetto fondamentale della filosofia di Platone, per cui la conoscenza vera si fonda sull’anamnesi delle idee conosciute dall’anima in una propria esistenza iperurania anteriormente al suo ingresso nel corpo.
2. Storia clinica di un infermo, raccolta dal medico direttamente o indirettamente come elemento fondamentale per la formulazione della diagnosi; comprende le notizie sui precedenti ereditarî e sullo stato di salute dei familiari (a. eredo-familiare), sullo svolgimento dei varî avvenimenti fisiologici, come la dentizione, la crescita, la deambulazione, le abitudini di vita, ecc. (a. fisiologica), e la storia delle varie malattie sofferte dal paziente (a. patologica)…
Allora, cogliamo subito la differenza fondamentale tra ambito medico, in cui il depositario della raccolta dei dati non è il medico, ma il paziente ed è solo attraverso questi che il clinico riesce ad arrivare alla conoscenza, ed ambito filosofico, in cui siamo già a conoscenza di cose delle quali non sapevamo di sapere.
Questa è la dottrina della reminiscenza, ἀνάμνεσις (anamnesi) , esposta principalmente nel Menone, uno dei tanti dialoghi scritti da Platone,
Per Platone conoscere, in realtà, non è altro che ricordare. L’anima, considerata immortale è predisposta alla conoscenza, ma non sono i sensi la fonte di questa percezione, in quanto le percezioni che essi ricevono sono ingannevoli, ma l’esperienza.
Quanto la mente vuole conoscere qualcosa deve servirsi dei sensi come strumenti, ma non deve sottomettersi ad essi.
La nostra anima, allora, deve distinguere la vera forma dell’oggetto anche se la possiede già. Questo vuol dire che, siccome l’anima già ha questa forma vera, deve solo farla affiorare e comprendere di averla.
“L’anima, dunque, poiché immortale e più volte rinata (…) non c’è nulla che non abbia appreso. (…) può far riemergere alla mente ciò che prima conosceva della virtù e di tutto il resto. Poiché, d’altra parte, la natura tutta è imparentata con se stessa e l’anima ha tutto appreso, nulla impedisce che l’anima, ricordando (…) una sola cosa, trovi da sé tutte le altre (…).
Cercare ed apprendere sono, nel loro complesso, reminiscenza (…)!”
L’anima è più volte rinata grazie al processo di trasmigrazione. La metempsicosi è la dottrina secondo cui l’anima nasce più volte in forme sempre diverse. Concetto che è la pietra di volta di tutta la dottrina della reminiscenza platonica anche Platone l’ha tratta quasi certamente dai Pitagorici che a loro volta affondano le proprie radici nell’Orfismo, un movimento religioso preesistente in Grecia.
“La natura tutta è imparentata con se stessa”: l’origine della natura è una sola e ogni parte è legata alle altre; basterebbe conoscerne una per conoscerle tutte.
Assolutamente geniale!