La metafisica è quella parte del sapere filosofico che ha come oggetto la realtà considerata nei suoi aspetti più fondamentali e generali.
L’origine del termine (letteralmente: ‘dopo’ o ‘oltre la fisica’) risale agli editori di Aristotele nel I secolo a.C., che lo usarono per classificare gli scritti ritenuti posteriori a quelli dedicati alla fisica. L’”essere” secondo Aristotele, può dispiegarsi in vari modi e a questa molteplicità di significati corrispondono domini d’interesse specifici.
La matematica si occupa dell’essere sotto il profilo quantitativo, la fisica sotto il profilo naturale.
La metafisica (che Aristotele definiva ‘sapienza’ o ‘filosofia prima’) si occupa dell’essere nel suo complesso, considerato sotto il profilo della sua esistenza, ossia l’essere in quanto essere.
Secondo alcuni filosofi, a partire da Aristotele, da Avicenna e da Tommaso d’Aquino, si tratta di studiare i ‘principi primi’ della realtà di cui la matematica e la fisica si servono ma non sono in grado di tematizzarli, principi che riguardano il concetto stesso di esistenza, di identità, di proprietà, o le relazioni sussistenti tra i diversi tipi di entità in cui l’essere si può manifestare, come gli oggetti materiali e le loro proprietà.
Secondo altri filosofi, come Immanuel Kant, la metafisica si riduce in ultima analisi alla speculazione a priori su questioni che non possono ricevere una risposta attraverso l’osservazione e la sperimentazione, sebbene suscettibili di indagine razionale.
In questo senso la metafisica perde quel carattere di generalità, che distingue l’impostazione aristotelica e acquista invece un carattere di scientificità che la avvicina all’epistemologia e allo studio della ragione.
Nel XX secolo il termine ‘metafisica’ ha assunto una connotazione negativa, indicando quel genere di questioni filosofiche sulle quali non è possibile pervenire a risposte sensate (Martin Heidegger).
In tempi recenti la metafisica è tornata, invece, in primo piano accanto all’etica, all’epistemologia, alla logica e alla filosofia del linguaggio.
Ci si chiede: che cosa esiste?
Esistono solo cose di un certo tipo ( oggetti materiali) oppure entità di varia natura?
E che legami sussistono tra entità di tipo diverso, quali sono le condizioni di identità di queste cose?
Gli eventi mentali (come innamorarsi di una persona) non sono altro che eventi fisici, ad esempio, delle semplici scariche elettriche nel cervello?
Secondo un primo approccio, la metafisica è una scienza correttiva, o prescrittiva: mira a mettere in luce le strutture fondamentali in cui si articola la realtà anche a costo di prendere le distanze dall’immagine che ce ne facciamo e che potrebbe essere inadeguata.
Esiste, però, anche una concezione della metafisica come scienza descrittiva, che mira a studiare la realtà attraverso un esame della sua rappresentazione nel nostro sistema cognitivo, a prescindere dall’effettiva adeguatezza.
Ma l’opposizione correttivo/descrittivo riflette anche una differenza di metodo filosofico che trascende questa diversità di atteggiamento: la concezione correttiva della metafisica muove da presupposti di stampo realista, mentre la concezione descrittiva è invece espressione del concetto per cui la filosofia ci aiuta ad avere padronanza degli elementi di cui ci serviamo per pensare il mondo.
La diversità di approccio tra una metafisica descrittiva ed una correttiva, emerge soprattutto nelle questioni ontologiche.
La domanda «Che cosa esiste?» non trova risposte semplici. Spesso parliamo con la stessa facilità di entità
concrete, come persone od oggetti, e di entità più astratte come i colori, i suoni, i desideri, i sentimenti
Sono, queste, cose che esistono? Per un metafisico descrittivo la ricchezza di espressione non è motivo sufficiente per ritenere che esista un’entità corrispondente ad ogni parola o concetto, seppure costituisca un’importante chiave di accesso, agli strati più profondi della nostra struttura concettuale.
Per un metafisico correttivo la situazione è esattamente contraria: che il linguaggio si sia evoluto in un certo modo è indicativo del nostro corredo cognitivo, ma il mondo è quello che è, indipendentemente dall’immagine che ce ne facciamo
