Lo sviluppo del bambino nel primo anno di vita: riflessioni fondamentali

Il primo anno di vita rappresenta, sotto più punti di vista, un momento molto particolare nello sviluppo umano.
In questo, come, potremmo dire, in nessun altro periodo della crescita, si assiste, ad uno sviluppo che procede a grande velocità.
Fino alla metà del secolo scorso si pensava che l’ambiente svolgesse il ruolo principale in questo sviluppo, mentre la mente del bambino fosse solo una “tabula rasa” sulla quale incidere le conoscenze che si andavano via via apprendendo. Fu Piaget il primo a sostenere che, invece, il neonato non è un inerme spettatore di quanto gli accade, ma è già dotato di una serie di dispositivi innati, come quello della suzione, ad esempio, già pronti e che l’ambiente deve solo attivare.
Il riflesso della prensione è un altro meccanismo presente nel neonato che va attivato. Inizialmente si tratta di un riflesso involontario, ma, successivamente tenere in mano un qualsiasi oggetto che cade nel suo palmo, diventa per il bambino, un atto volontario.
Freud riteneva che la madre fosse per il neonato una specie di “dispenser” di cibo, mentre Harlow, con i suoi studi si esprimerebbe tramite: il pianto, un mezzo sulle scimmie mise in evidenza come gli animali mostrassero non solo bisogno di cibo ( che avveniva in determinati momenti della giornata, quando erano affamati), mentre per la maggior parte del tempo mostravano bisogno di calore e di vicinanza affettiva.
Altre ricerche hanno messo in evidenza che il bisogno di socializzazione del bambino avverrebbe tramite: il pianto, un mezzo che a distanza segnala all’adulto che il bambino ha bisogno di lui. Può esprimere, com’è ovvio, i più diversi bisogni, non necessariamente collegati al cibo, per cui non andrebbe estinto velocemente tramite il succhiotto, proprio per riuscire ad intuire perché il bambino sta attirando l’attenzione; il sorriso, che è il sistema di segnalazione di benessere in vicinanza. Adulto e bambino si danno il turno dal punto di vista “affettivo”; le vocalizzazioni, che inizialmente sono solo delle emissioni di suoni. L’adulto risponde al suono imitando il bambino ed inizia a fare ciò che poi avverrà con la parola. Queste prime esercitazioni, infatti, sfoceranno nelle prime parole e nella successiva costruzione del linguaggio.

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