L’autrice Jole Baldaro Verde in “Illusioni d’amore” (2012), ha indagato sul perché ci ritroviamo a scegliere sempre lo stesso tipo di partner, di solito quello sbagliato, che ogni volta ci delude, oppure perché non riusciamo mai a innamorarci davvero. Dovremmo essere istruiti sul fatto che, contrariamente a quanto sosteneva Freud, oggi possiamo parlare d’amore riferendoci a quel sentimento che ci fa pensare, una o più volte nella vita, di avere incontrato una persona che renderà il nostro “destino sentimentale” un destino felice. Eppure continuiamo ad illuderci, crogiolandoci, in improbabili relazioni. Spesso proiettando sull’altro le nostre ansie, le nostre insicurezze, le nostre paure. E l’altro, a sua volta, dovrebbe restituirci, dal nostro punto di vista, in un’ottica modificata, la salvezza dai nostri “guai”. Ma non è così che si costruisce un rapporto alla pari. Sembriamo essere cresciuti all’ombra del Mito dell’Androgino di Platone, laddove si andava alla ricerca della “metà della mela”, mentre si dovrebbe partire “interi” alla ricerca dell’intero.
Le illusioni d’amore non conoscono età. Prescindono dall’inesperienza giovanile. Anzi, più si va avanti con gli anni, più ci si aggrappa con le unghie e con i denti a quella che riteniamo possa essere l’ultima occasione di felicità nella nostra vita. Mentre spesso è solo la penultima illusione. Mi capita, per lavoro e non solo, di dover “supportare” persone che non sanno più elaborare il lutto dell’abbandono per la fine di una relazione sentimentale. Che continuano ad illudersi per un improbabile ritorno. Che continuano a preferire un pietoso “Arrivederci” ad un impietoso ma ben più salutare “Addio”. Non tolleriamo più fallimenti, frustrazioni, intoppi, incertezze. Non riusciamo a farci una ragione della infelicità, come se fosse una colpa da dover espiare ma che qualcuno può farci evitare. Ma l’infelicità non trova altre ragioni, se non fini a se stessa.
