Parliamo nel silenzio: le difficoltà comunicative.

L’uomo è un animale dotato di parola o, meglio, di un mezzo per esprimere la sua capacità relazionale. E’ un essere in relazione e questa relazione si estrinseca con se stesso e con gli altri. In questa sua insita relazionalità, silenzio e parola sono gli strumenti finalizzati a tale scopo.
I due vocaboli possono sembrare antitetici ed apparentemente lo sono, perché chi rimane in silenzio non parla, mentre chi parla non tace. In realtà silenzio e parola sono solo apparentemente antitetici e ad una “visualizzazione” più profonda, in realtà, sono complementari. E’ sicuramente più facile ( ma non scontato), affiancare il concetto di parola all’idea di relazione, mentre è più difficile concepire il silenzio come uno strumento
di rapporto interpersonale. Esiste, d’altronde, un silenzio “loquace” e una parola “silente”, un silenzio che parla, capace di dire qualcosa, ed una parola muta, che non dice nulla a chi ascolta.
Possiamo ascoltare silenzi che sono densi parole e parole che sono vuoti silenzi. Può capitare di dire o di ascoltare tante parole, ma è come se si tacesse, mentre ci sono silenzi carichi di parole. Talvolta il nostro silenzio si rivela loquace più di mille parole. Un silenzio può essere una risposta, espressione di qualcosa che si vuole comunicare all’altro. E tacendo spesso si evita di dire ciò che è meglio omettere e quindi, in realtà, stiamo comunicando. seppur con una “assenza” di parole. Penso al silenzio degli innamorati che si parlano con gli sguardi, al silenzio in psicoterapia che può assumere una valenza positiva e la competenza del terapeuta deve saperlo utilizzare a seconda delle circostanze in cui esso si presenti, come una predisposizione all’ascolto di se stessi e dell’altro. Il silenzio, dunque, come spazio di ascolto che prepara la parola, capacità di accoglienza, recettività senza
pregiudizi, disponibilità all’altro.
Ma il silenzio in una coppia che non riesce più a parlare è quasi sempre negativo, perchè non è un silenzio che prepara alla parola, è una assenza di parole fine a se stessa, con una valenza di chiusura.
Oggi è diventato sempre più difficile, d’altra parte, imparare a tacere quando si dovrebbe. Quanti di noi non vorrebbero avere l’ultima parola in una discussione e quanti aspettano il loro turno, pazientemente, in una platea per poter iniziare a parlare?
Ci sono cose e questioni che andrebbero affrontate al momento opportuno. Ed invece spesso rimandiamo a poi ( o a mai). Chi tace non si confronta con gli altri, rimane con le proprie idee e con il proprio solitario modo di essere. Questo è il silenzio che davvero rende soli.

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