La Primavera è la stagione del risveglio.
La Natura, i sensi, la giovinezza, anche in chi tanto giovane non è più, recherebbe in sé un che di divino.
Numerose sono le divinità che le varie tradizioni hanno collegato a questa stagione, che archetipicamente rappresenta quella fase della vita che segue l’infanzia ma precede la maturità: la fanciullezza, quel tempo in cui tutto deve ancora accadere e la vita appare foriera di possibilità.
Quasi ogni cultura ha prodotto la sua dea della primavera.
I popoli del Nord Europa, ad esempio, legati alla natura con i suoi ritmi, accoglievano la primavera identificandola in Oestara, o Eostre, giovane dea celtica dall’aspetto di una fanciulla.
Questa dea veniva rappresentata con i fiori tra i capelli e vestita di abiti colorati come i prati a primavera, simbolo di giovinezza.
Il suo nome significa stella dell’Est, e questo ci riconduce a Venere, la stella del mattino e ad Afrodite, la dea dell’amore.
Eostre dà il nome alla Pasqua (in inglese Easter), simboleggiata da lepri e uova: una leggenda narra che un leprotto per essere gradito ad Eostre, lasciava in giro per lei uova dipinte con i colori dell’arcobaleno. Questo dono fu così gradito che la dea desiderò condividerlo con tutti gli uomini della terra: forse per questo ancora oggi noi decoriamo le uova.
L’uovo è, inoltre, un antico simbolo di vita, di creazione e di rinascita, il principio da cui nascono tutte le cose, e rappresenta ciò che contiene la potenzialità di tutto ciò che si potrà manifestare.
Per l’antica Grecia l’arrivo della primavera era connesso al mito del ritorno di Persephone dal regno notturno, dove era regina.
La dea era caratterizzata da due aspetti: era Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, ed era Persephone, Regina degli Inferi.
La giovinezza e l’innocenza si contrapponevano alla signora del Regno dei Morti.
Kore/Persephone era la figlia di Demetra e la sua vicenda mitica si snoda intorno al suo rapimento da parte di Ade, fratello di Zeus, alla disperazione di Demetra per il distacco (che coincide con la stagione invernale sulla terra) e, infine, al loro ricongiungimento che dà l’avvio al ciclo stagionale. Questo stabilisce che Kore trascorra due stagioni all’anno, primavera ed estate, con la madre (che per la felicità restituisce la fecondità alla Terra) ed una, autunno/inverno, con Ade nel regno dei morti.
Tutto questo divenne il fulcro dei Sacri Misteri Eleusini, che venivano celebrati in prossimità dell’equinozio d’autunno (la discesa di Persephone) e dell’equinozio di primavera (il suo ritorno).
Dunque Kore rappresenta la primavera, la giovinezza, la fase di luna crescente.
Su un piano psicologico la primavera è il riflesso della freschezza, l’ingenuità e la spensieratezza di quella fase della vita in cui non vi è ancora la presa di responsabilità e l’immaginazione ha la meglio sulla razionalità.
Il mito di Kore-Persephone pone l’accento sulla ciclicità della vita, e sulla possibilità fornita ad ogni donna di ritornare fanciulla più e più volte nella vita.
Ancora nell’antica Grecia troviamo Artemide (Diana), dea della luna crescente, simbolo della natura selvaggia, e della condizione di essere una donna libera da legami fissi.
Il mito la descrive mentre vaga per i boschi, simbolo dell’autonomia femminile, che, però, non disdegna di accoppiarsi.
Anche Era, moglie di Zeus , in primavera viene onorata come “Era la Fanciulla” o “Era la Vergine”: il rito che la rappresenta è la raffigurazione della dea immersa in un bagno che le restituisce simbolicamente la verginità.
La divinità greca che per eccellenza ci ricorda la primavera è Afrodite, giovane e splendida dea dell’amore, che evoca il lato più sensuale della stagione, ovvero quel magico potere di attrazione che rende possibile accoppiarsi e da ciò la nascita di ogni cosa. Simbolo dell’amore passionale, veniva raffigurata su un carro tirato da passeri, colombe e cigni, colma di fiori, mentre indossava il famoso cinto magico, che rendeva irresistibile chiunque lo possedesse.
Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano.
Afrodite incarna il principio del piacere ed è simbolo dell’amore, di cui si fa portatrice.
Tra le divinità maschili, il dio della vegetazione per eccellenza era Pan, mentre un rito primaverile che si svolgeva nel mondo ellenico era quello delle cosiddette Adonìe, la festa di resurrezione di Adone.
Giovane molto avvenente, amato dalla dea Afrodite, venne ucciso da un cinghiale (probabilmente si trattava di Ares ingelosito).
In suo onore, nei “giardini di Adone” si seminavano cereali e ortaggi che germogliavano al sole primaverile e venivano poi gettati in mare o nelle sorgenti per propiziare la rinascita della Natura.
Tale usanza è ancora presente nelle celebrazioni della Pasqua cristiana: in molte località d’Italia si prepara nello stesso modo il “grano del sepolcro”.
Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo ” Adon” (Signore). Proprio come Persephone, egli era sei mesi all’anno negli inferi (quando il sole si trova al di sotto dell’equatore celeste), mentre se ne festeggiava a primavera la sua risalita alla luce e il suo ricongiungimento alla dea Ishtar.
Ancora, in Atene, nel mese successivo all’Equinozio, si festeggiavano le Grandi Dionisìe, in onore di Dioniso, dio morto e tornato in vita.
La processione compiuta per celebrarlo portava per le strade simulacri di falli, simbolo della fertilità maschile.
Tutti questi miti mostrano l’unione di un simbolismo cosmico celeste, legato al cammino del sole nel cielo, e un simbolismo terrestre, legato al risveglio della Natura.
Il matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna è uno dei temi costanti della stagione primaverile, ed in particolare dell’equinozio, in cui l’equilibrio tra il giorno con la notte, generano quell’irresistibile attrazione tra gli opposti da cui ha origine la vita.
Così, all’arrivare di ogni primavera, il giovane dio sole si accoppia con la giovane dea terra, dando luogo a un nuovo ciclo di vita.