Il cambiamento e le nostre resistenze

Oggi ho deciso di riprendere a scrivere, dopo mesi dedicati allo studio, all’impegno universitario. Non che questo non fosse inconciliabile con la “cura” del mio blog, anzi. Ma sentivo che avevo bisogno di concentrarmi di più su altro, piuttosto che lasciarmi andare alle emozioni. Ed ora me le ritrovo tutte qui, come le bambole che da piccola adornavano il mio scaffale di libri, o i soldatini di qualche mio compagno di scuola, posti in fila, l’uno dopo l’altro, pronti. A cosa? A sparare? A difendersi? Ad essere se stessi fino in fondo. A dimostrare di valere e di saper fare quello che erano chiamati a fare.
Questo perchè, da sempre, sono convinta che non ci sia differenza di sesso nelle emozioni, le donne non le provano più e meglio degli uomini, forse le esprimono solo in modo diverso.
Ecco qui le mie.
Ho trascorso un periodo di cambiamento, da Marzo ad ora, un periodo di tristezza vitale, oserei dire, di rabbia, di difficoltà di comprensione, di non accettazione. Ma non volevo scrivere di rabbia, volevo che dentro e fuori di me, vi fosse la pace. E’ stato un periodo di morte, di lacrime, di indecisione, ma mai di ripensamenti. C’è chi decide e se ne frega di calpestare i sentimenti altrui, c’è chi di problemi se ne fa troppi. C’è chi agisce e c’è chi aspetta. Io sono stata a metà, direi, ho aspettato e poi ho agito.
Cambiando la mia vita. Ora rimangono dettagli da definire, fuori di me. Il dentro è finalmente incasellato come un puzzle, quando sai che i pezzetti hanno tutti il posto giusto.
Ma come è meglio cambiare? A grandi o a piccoli passi? Chissà….Ognuno deve trovare il suo di passo.
E così, prendere peso oppure perdere peso diventano azioni inevitabili ma non sempre facili perchè presuppongono un cambiamento in meglio od in peggio della nostra immagine corporea e questo non è sempre semplice.
Cambiare i nostri ritmi, cambiare lavoro, cambiare partner non è sempre semplice ed immediato. A volte il dubbio ci attanaglia, a volte prendere una decisione ci sembra impossibile. A volte ci aspettiamo che sia un “fato” che prenda il nostro posto e guidi, nel bene o nel male, le nostre azioni. Tutto pur di non “fare” noi.

La frustrazione è spesso annessa al cambiamento.
Gli studi dimostrano che l’adulto medio promette a se stesso di cambiare entro la fine dell’anno, o con l’arrivo dell’anno nuovo. Oppure di iniziare il lunedì una fantomatica dieta. E spesso sono solo promesse vane.
Il cambiamento è difficile perché comporta fatica, una ridefinizione degli obiettivi, delle modalità cognitive e comportamentali insite in ognuno di noi.

Diversi studi hanno individuato dei risultati riguardanti il ricorso ad una serie di strategie di successo che gli individui utilizzano durante le fasi di cambiamento.
Le persone che hanno dimostrato il successo in tutti i settori chiave della vita hanno usato una combinazione di due importanti strategie per il cambiamento, mentre coloro che sperimentavano meno successo ricorrevano solo ad una di queste.
La prima strategia, che può sembrare familiare, si chiama “innovazione”, che può essere definita come “l’assunzione di grandi passi per raggiungere grandi obiettivi”.
Esempi di innovazione potrebbero includere severe restrizioni dietetiche, fare esercizio fisico, riorganizzare una casa per intero o, utopicamente, la società in una sola volta.
Tuttavia, quando l’innovazione non funzione o non è l’approccio giusto, si passa ad una seconda strategia, denominata Kaizen, parola che rappresenta la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento.
Questa può essere definita più nello specifico come il “processo di piccoli passi per raggiungere grandi obiettivi”. Dunque non necessariamente occorrono grandi “falcate”: lo stesso obiettivo può essere raggiunto in tempi più lenti, più consono ad ognuno di noi.

La fisiologia umana sostiene che l’assunzione di grandi salti verso i propri obiettivi può provocare un senso di scoraggiamento: i grandi passi intrinsecamente fanno paura, sia per l’individuo che li mette in atto e sia per quelli che vivono intorno a loro.
Una volta che la paura si manifesta, gli esseri umani tendono a dimostrare la resistenza, ciò che spesso chiamiamo risposta “lotta o fuga”. Quando questo sistema viene attivato, si tende a restare bloccati o ritirarsi piuttosto che muoversi verso il raggiungimento degli obiettivi.
Quando invece si procede a piccoli passi, possiamo eludere questa tipologia di risposta. I piccoli passi possono infatti portare a progressi eccezionali soprattutto per quegli obiettivi che riguardano la salute fisica.
E, così, la ricerca sul successo coniugale ha rivelato come la strategia dei piccoli passi abbia un potente impatto positivo.
Il Dottor Gottmann, che ha studiato le interazioni delle coppie nel tempo, ha scoperto che uno dei più importanti predittori di successo riguarda il numero di piccoli momenti di attenzione che i partner si rivolgono nella giornata.
Ad esempio, chiamare il compagno, chiedere come sia andata la giornata, tutti piccoli momenti di attenzione, spesso condivisi, erano altamente predittivi di un successo coniugale.
Il Kaizen ovviamente non è un’idea nuova e ricorda l’antico detto “un viaggio di mille miglia comincia con un solo passo”, anche se rimane un po’ estraneo al nostro modo occidentale di pensare. Quello che quindi dovremmo o potremmo imparare a fare, è impiegare entrambe le strategie, sviluppando la capacità e libertà di scegliere quella più pratica e utile in base alla specifica situazione che ci si presenta di volta in volta.
Il cambiamento non è pertanto così difficile; rendere ogni passo “piccolo” verso il proprio obiettivo farà sì che non si sperimenterà la paura, né un eccessivo sforzo di autocontrollo o di volontà.

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