L’anoressia è sempre stata considerata una patologia della femminilità, perchè riguarda prevalentemente , ma non esclusivamente, il sesso femminile. Con Messimo Recalcati direi che è una patologia dell’Amore. E comunque sempre pertinente il sesso femminile. Sono le donne ad amare così, perdutamente ed infinitamente. Sono le donne, mogli e madri, pronte all’estremo sacrificio in nome dell’Amore. Anche gli uomini amano, certo, ma in un modo meno totalitario, e più razionale, solitamente.
Al versante opposto, le donne sono capaci di sentimenti pure molto forti, ma di segno negativo ed arrivano ad odiare se stesse, il loro amato, la loro famiglia. Ecco allora che l’Anoressia è anche una patologia dell’Odio, del rifiuto totalitario. Del cibo, del sesso, della relazione. Quanto è fuori di me, non può entrare a fare parte di me, deve rimanere esterno. Il cibo è convivialità è relazionalità, è scambio. Sia nel cibo che nel sesso patologizzato, la relazione viene meno. Dunque, problematiche sessuali sono associate a problematiche alimentari, con calo della libido e rifiuto dell’immagine corporea e dell’essere donne.
Le donne rifiutano il cibo, il proprio corpo ed il corpo dell’altro. Con loro non si può andare a cena se non per vederle mangiare una insalata scondida. Con loro non è possibile il sesso, perchè è difficile che finiscano in una situazione di intimità. E se accade sono frequenti dispareunia e vaginismo. Potremmo dire che l’anoressica è sessuofobica, mentre la bulimica per lo più intrattiene relazioni sessuali promiscue e molteplici ma spesso si tratta di rapporti anorgasmici. La patologia anoressica presenta quindi un impegno patologico sia sul versante fisico, a causa delle carenze ormonali a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che determinano amenorrea, sia sul versante psicologico, con una non accettazione di sé e dell’altro. Spesso i disturbi sessuali, tanto nei ragazzi quanto nelle ragazze, si associano ad un disturbo dell’identità sessuale e vanno in qualche modo affrontati e “risolti” entrambi se si vogliono evitare ricadute e recidive.
Occuparsi, anche da parte di noi curanti, dei problemi sessuali non è né semplice né immediato, se pensiamo che ancora oggi di sesso non si parla molto e la Sessuologia, pur essendo, a tutti gli effetti, una disciplina scientifica, non è annoverata, in Itali, tra le discipline scientifiche. Noi per primi diamo meno importanza al sesso rispetto ad altri disturbi ed è per questo che quando un paziente ci si presenta lamentando una problematica sessuale, tendiamo a sottovalutarla, sopravvalutando, invece, i risultati che quel farmaco, ad esempio, ha invece avuto sul disturbo d’ansia o sull’umore deflesso, ma che, come effetto secondario ha determinato un ritardo eiaculatorio ( in alcuni casi utile) ed un calo del desiderio. Ma la sessualità fa parte dei nostri istinti vitali e non può essere messa da parte. Io stessa, per prima, dopo i miei studi sessuologici, mi sono accorta di dare maggiore importanza a questo aspetto della vita dei miei pazienti.
Come intervenire, allora?
Sul singolo, sicuramente, ma anche sulla relazione, soprattutto allorquando la ragazza viva una relazione di coppia stabile.
Con l’aumento di peso, può ricomparire il ciclo, oppure no e questo riguarda i casi più radicali di rifiuto della femminilità.
In queste ragazze “Al di là del principio del piacere” di freudiana memoria è una lotta incessante tra Eros e Thanatos, le pulsioni di vita si contrappongono a quelle di morte. E quasi mai si sa chi avrà la meglio…
