Estroversione od introversione: un vero dilemma

Forse, se potessimo scegliere come essere, vorremmo tutti essere estroversi.
Ma non si può. L’estroversione o l’introversione non sono solo attitudini caratteriali, ma rappresentano dei veri e propri modi di essere completamente diversi. Essere introversi nella società odierna è una pecca. Gli estroversi hanno sicuramente vita più facile in un mondo easy, slow, “yeah”. In un mondo nel quale l’apparire è diventato più importante dell’essere, gli introversi si trovano male. Spesso taciturni, riflessivi, con la testa che sembra essere altrove, non fanno bella figura nel gruppo di amici. L’estroverso suscita simpatia a prima vista, perchè chiacchiera affabilmente, è proteso verso gli altri. Poi, spesso, si tratta anche di un personaggio costruito, come nel caso di chi utilizza youtube per mettersi in mostra anche per ciò che non è.
L’introverso sembra peccare di freddezza temperamentale, in realtà è solo più lento a stringere amicizie, non è una persona egoista che pensa solo a se stessa, anche se ama molto la solitudine che lo aiuta a riflettere. La confidenza con gli altri non è un dato immediato. La relazione con il mondo esterno, l’oggetto junghiano, è profondamente diversa tra estroversi ed introversi. Ma anche tra gli introversi ci sono differenze, non è possibile assimilarli ad un’unica categoria. Ad ogni modo l’introverso ha una disposizione soggettiva verso l’oggetto, mentre l’estroverso si lascia invadere dall’oggetto esterno. L’estroverso tenta di adattarsi all’oggetto, cercando l’approvazione altrui, l’introverso si concentra sulla dimensione individuale. Ricordiamo sempre, comunque, che ognuno di noi ha la sua unicità e per questo non è etichettabile e, anche se nasciamo con dei pregiudizi che non è facile scrollarci di dosso, possiamo renderci più flessibili tramite il dialogo e le relazioni con gli altri. Non sempre spogliarsi dei propri pregiudizi significa scrollarsi della propria identità.

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