Malattia celiaca e Psiche: ipotesi di correlazione

Studiando nuovamente il Morbo Celiaco per il mio Master in Nutrizione e Dietetica, i cui ricordi risalgono all’esame di Gastroenterologia, ormai parecchi anni fa, mi sono imbattuta in uno schema che associa la malattia a disturbi nella sfera psicologica. Pare che non esista una specificità propria delle componenti psicologiche interessate dal morbo celiaco. Non ci sono, infatti, al momento, prove evidenti che depongono per una possibile relazione diretta tra malattia celiaca e malattia mentale, ma nessuno di noi addetti alla materia potrebbe dire che si tratta solo di’ intestino’. Tanto per iniziare, il nostro intestino che è sterile durante la vita intrauterina, viene colonizzato alla nascita da batteri commensali, necessari alla digestione e che rappresentano il primo contatto con il mondo esterno. Essendo essi tanto numerosi, la massima distribuzione del nostro sistema immunitario (circa il 70% delle cellule), deputato alla conservazione della nostra integrità ed unicità immunobiologica, è concentrato proprio nell’intestino.
Secondo il parere di Michael D. Gershon, della Columbia University di New York “il corpo viene a contatto con l’esterno non solo attraverso la pelle ma anche attraverso la parete dell’intestino”. In questo modo l’ambiente circostante interagisce con noi, ma senza essere causa di nessun danno.

Non dobbiamo inoltre dimenticare l’esistenza di un secondo cervello, il microbiota, di cui troverete un articolo nel mio blog Le cellule enterocromaffini del nostro intestino, infatti, producono il 90% della serotonina e di altri neuromediatori presenti nel nostro organismo, che è essenziale al corretto funzionamento delle nostre sinapsi cerebrali, a differenza di quanto molti potrebbero pensare, cioè che la maggior produzione di serotonina avvenga a livello del Sistema Nervoso Centrale. La serotonina ha molteplici funzioni: la regolazione del sonno, dell’umore, della sessualità, dell’appetito e della temperatura corporea. La serotonina, purtroppo è compromessa in molte patologie del versante psichico e questo spiegherebbe gran parte delle forme depressive associate alla Malattia celiaca.
Tra questo ‘secondo cervello’, come è stato efficacemente denominato dagli scienziati che lo stanno studiando, ed il ‘primo cervello’ esistono scambi di informazioni: quello che accade nello psichismo, di positivo o di negativo, cioè stress, emozioni, conflitti, desideri, paure, influenza anche lo stato di salute dell’apparato intestinale, ma anche viceversa.

Dunque non è corretto affermare in modo semplicistico che chi è affetto da Celiachia è anche depresso perchè la depressione è una patologia comorbile, in quando complessi intrecci biochimici determinano l’insorgere della patologia. Questo, ovviamente, non ci esime dal riscontrare quadri depressivi insorti prima della diagnosi di celiachia, ma, anche in questo caso, non è possibile affermare con certezza che le due siano patologie separate. Certamente non è da trascurare che gli importanti disturbi fisici che prova il celiaco che non sa ancora di esserlo e che, quindi, si nutre di qualsiasi alimento, come crampi addominali, dolori gastrici, reazioni cutanee, anemia, possono minare anche il suo stato psichico e che non è facile, soprattutto se la diagnosi viene fatta in età infantile, che i bambini si abituino subito ai nuovi cibi, elaborando velocemente il “lutto” per la perdita della gratificazione derivante dai cibi consueti. Quella che appare importante, come in tutti gli ambiti della medicina è la corretta raccolta di un’attenta anamnesi del paziente che ci conduca a più informazioni possibili riguardo al suo stato di salute precedente la diagnosi della patologia.



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