Il Monte di Venere prende il nome dalla dea romana (la greca Afrodite), una divinità che rappresenta la bellezza e soprattutto l’amore.
Nei dipinti Venere prende le sembianze di una divinità nuda o seminuda, che mostra il pube in primo piano. In realtà il centro della sessualità che più interessa i sessuologi è quanto nascosto o racchiuso, potremmo dire, da esso. Ed è anche quello che interessa il campo della Sessuologia, perchè coinvolge una serie di problematiche che vanno dalla anorgasmia alla vexata quaestio tra orgasmo vaginale ed orgasmo clitorideo.
Ma, da qualche anno, l’interesse si è spostato anche all’esterno, comprendendo, appunto, quell’accumulo di grasso, più o meno pronunciato , che sporge un po’ naturalmente quando inizia a crescere durante la pubertà. La cura del corpo, non solo igienica, comprende anche la depilazione di questa parte anatomica che, negli ultimi tempi, è sempre più spesso totale.
In alcune condizioni il monte pubico può diventare più sporgente del consueto e questo non dipende dagli estrogeni o da altri squilibri ormonali, ma è connesso all’ obesità oppure se si verifica una perdita massiccia e repentina di peso.
Esteticamente, se il fenomeno è molto pronunciato, alcune donne possono decidere di ricorrere alla Monsplasty, ossia ad un vero e proprio intervento chirurgico volto a ridurre questa quantità di grasso, perché avvertono un certo disagio, tanto che di questo può risentire anche la loro vita sessuale.
Si tratta, appunto, di un intervento di chirurgia plastica in cui il chirurgo opera un intervento di liposuzione, aspirando il grasso in eccesso, in modo che il monte pubico non sia eccessivamente prominente.
Solitamente questo tipo di intervento viene praticato più spesso nei casi in cui si verifichi una perdita repentina di peso che non nei casi di sovrappeso od obesità, perchè in questi ultimi, a seguito di un regime dietetico controllato il monte di Venere finisce con l’armonizzarsi con il resto del corpo. Se questo non dovesse accadere e se questa dovesse essere vissuta come una dismorfofobia, ossia una vera e propria fobia per le forme corporee, con conseguente visione distorta delle stesse, allora l’intervento può aiutare a recuperare l’autostima. Sempre che questo tipo di dismorfofobia non rappresenti un epifenomeno di un problema più generalizzato che riguardi anche altre forme corporee, ed in questo caso un singolo intervento chirurgico non risolverebbe problemi molto più generalizzati, che, invece, vanno affrontati con un approccio di tipo psicologico/ psichiatrico.
