L’Alimentazione nell’Antica Grecia

L’alimentazione nell’ antica Grecia era sostanzialmente povera e frugale, poichè l’economia si basava soprattutto sull’agricoltura. E’ famosa la “triade mediterranea”: frumento, olio d’oliva e vino.
Le nostre conoscenza delle abitudini alimentari greche deriva per lo più dalle commedie di Aristofane.

Potremmo dire che dal punto di vista della ripartizione dei pasti durante la giornata, essa era molto simile a quella odierna: i Greci consumavano tre o quattro pasti al giorno.
La colazione, ἀκρατισμός, consisteva in pane d’orzo immerso nel latte, ἄκρατος , talvolta completato da fichi o olive. Alcune volte si usava consumare anche dei dolci chiamati τηγανίτης , ταγηνίτης o ταγηνίας , tutti termini derivanti da τάγηνον, “padella”.
I tagenite erano composti di farina di grano, olio d’oliva, miele e latte cagliato, mentre un altro tipo di dolce era lo σταιτίτης, da σταίτινος, “di farina o pasta di farro”,derivata da σταῖς, “farina di farro”.
Il pranzo, ἄριστον, veniva consumato intorno a mezzogiorno o nel primo pomeriggio e molto velocemente.
La cena, δεῖπνον, invece, era il pasto principale dell’intera giornata e veniva generalmente consumata al tramonto.
Un quarto pasto, ἑσπέρισμα, veniva occasionalmente consumato nel tardo pomeriggio, mentre a volte un “pranzo-cena”, Ἀριστόδειπνον, veniva servito nel tardo pomeriggio al posto della cena.
Uomini e donne non potevano consumare i pasti in contemporanea: gli uomini mangiavano per primi e le donne dopo che gli uomini avevano terminato. Nelle famiglie dei ricchi era comune la presenza di schiavi che servivano i pasti. Aristotele dice che “i poveri, non avendo gli schiavi, chiedevano alle loro mogli o alle figlie di servire il cibo.”
Il rispetto per il padre, il capofamiglia, era sacro.
I Greci normalmente mangiavano stando seduti sulle sedie (klismos), mentre i letti erano utilizzati per i banchetti. I tavoli, alti per i pasti normali e bassi per i banchetti, erano inizialmente di forma rettangolare, ma dal IV secolo a.C., divennero di forma rotonda, spesso con piedi a forma d’animale, ad esempio il leone. zoomorfi. Venivano usate, di solito, ciotole di terracotta, alcune volte delle pagnotte di pane.
Le posate non venivano utilizzate: la forchetta era sconosciuta e la gente mangiava con le mani. I coltelli, invece, erano noti e venivano usati per tagliare la carne, così come i cucchiai per mangiare le zuppe e il brodo. A volte, invece del cucchiaio, venivano utilizzati pezzi di pane, ἀπομαγδαλία.
Nelle cene informali l’ospite poteva invitare amici o parenti; ma esistevano dei pranzi sociali, il divertimento maschile del symposium, e l’obbligo regimentale dei syssìtia.

Il symposium , συμπόσιον, tradizionalmente tradotto con “banchetto”, ma più letteralmente “raduno di bevitori”, era molto amato dai Greci, che, in una prima fase si dedicavano al cibo, in una seconda al bere. Il vino era comunque consumato con il cibo, mentre le altre bevande venivano accompagnate da stuzzichini, τραγήματα, che solitamente erano castagne, fagioli, grano tostato o dolci al miele, che avevano lo scopo di assorbire l’alcool e favorire ulteriormente le bevute. ad estendere la baldoria del bere.
Il brindisi era in onore a Dioniso. I commensali si adagiavano su lettini bassi dotati di cuscini, κλίναι; mentre su tavoli bassi veniva posto il cibo o i tavoli da gioco. Mentre si conversava e giocava amabilmente, il clima era allietato da danzatori, acrobati e musicanti. Solo le cortigiane potevano partecipare ai banchetti, le altre donne erano escluse.
Nelle case dei ricchi si potevano organizzare grandi feste.
Il banchetto diede il via ad uno specifico genere letterario, e ne sono esempi il Simposio di Platone, l’opera di Senofonte, e i Moralia di Plutarco.

I cereali costituivano la base della dieta dei Greci, soprattutto il frumento (σῖτος ) e l’orzo, mentre i chicchi di grano venivano ammorbiditi, macinati e se ne ricavava farina (ἀλείατα) che veniva impastata a formare dei pani ( ἄρτος ) o focacce, semplici o arricchite di formaggio o miele.
Il pane veniva fatto lievitare tramite un alcale (νίτρον) o lievito di vino, mentre la cottura avveniva tramite i carboni accesi sul pavimento, sui quali veniva posto un coperchio a cupola ( πνιγεύς).
L’orzo era più facile da coltivare, ma se ne ricavava un pane nutriente ma pesante.

Aristofane impiega l’espressione “mangiare solo orzo” , ἔσθειν κριθὰς μόνας, con un significato equivalente all’italiano “dieta di pane e acqua”.


I cereali erano spesso serviti accompagnati da ciò che veniva genericamente indicato come opson , ὄψον, “salsa o condimento”, frutta e verdura, come cavolo, cipolla, lenticchie, cicerchia palustre, ceci, fave, piselli.

Venivano consumati sotto forma di zuppa, bolliti o sotto forma di purè, ἔτνος, conditi con olio d’oliva, aceto, erbe aromatiche o γάρον, una salsa a base di pesce.
Aristofane sostiene che il purè di fagioli era uno dei piatti preferiti di Eracle.
Gli abitanti più poveri dovevano accontentarsi di legumi secchi, perchè la verdura era molto costosa. La zuppa di lenticchie (φακῆ) era il piatto tipico di chi lavorava, mentre formaggio, aglio e cipolla erano il cibo tradizionale dei soldati.
La frutta, fresca o secca, era usanza si consumasse a fine pasto.

Il consumo di pesce e carne era variabile a seconda delle possibilità economiche e a seconda di dove si vivesse. La carne, inoltre, a parte quella suina era piuttosto cara.

Il consumo di carne fresca si accompagnava ad un rituale religioso in cui una parte, quella degli dei (grasso e ossa) veniva bruciata, mentre la parte umana (carne) veniva cotta alla griglia e poi mangiata.
Gli Spartani consumavano molto lo stufato di maiale, il “brodo nero” ( μέλας ζωμός), composto di carne di maiale, sale, aceto e sangue di maiale.
Nelle isole greche della costa, il pesce fresco (seppia, polpo e gamberi) e i frutti di mare, erano molto utilizzati, ma erano più cari delle sardine e delle alici che avevano un prezzo abbordabile.

I Greci, inoltre, allevavano quaglie e galline, e ne mangiavano le uova, sotto forma di frittate, oppure bollite o, ancora, utilizzate per i dolci.
Gli abitanti delle campagne bevevano latte ( γάλα), mentre il burro (βούτυρον) era raramente utilizzato.

Il formaggio veniva mangiato da solo o con miele e verdure. Veniva anche usato come ingrediente per la preparazione di molti piatti, compresi quelli a base di pesce.

La bevanda più diffusa era l’acqua, quella di sorgente era la preferita, tanto che Pindaro chiamò l’acqua sorgente “più gradevole del miele”.
I Greci suddividevano l’acqua in “robusta”, “pesante” o “leggera”, “secca”, “acidula”, “pungente”,simile al vino.

Si dice che i Greci avessero, come noi, vino rosso, rosé e bianco.
Come ai giorni nostri, ve ne erano di diverse qualità, dal comune vino da tavola a quello di migliore qualità, a volte addolcito con miele, oppure in aggiunta di timo, menta e altre erbe aromatiche, acquisiva proprietà medicali.
Il vino veniva solitamente allungato con l’acqua, in quanto il consumo di akraton o “vino non miscelato”, si pensava rischiasse di portare alla pazzia e alla morte.

Gli atleti dovevano seguire una dieta a parte prescritta dagli allenatori, a base di molta carne, ma senza dolci né vino, soprattutto se freddo. Ma anche l’acqua fredda per loro era controindicata.

Fonti bibliografiche
R. Flacelière, La Vie quotidienne en Grèce au temps de Périclès, Parigi, Hachette, 1988 [1959].
K. B. Flint-Hamilton, Legumes in Ancient Greece and Rome: Food, Medicine, or Poison?, vol. 68, n. 3, Hesperia, luglio-settembre 1999, pp. 371-385, ISSN 0018-098X (WC · ACNP).
Migeotte, L., L’Économie des cités grecques. Paris: Ellipses, 2002 ISBN 2-7298-0849-3 (in French)
B.A. Sparkes, The Greek Kitchen, in The Journal of Hellenic Studies, vol. 82, 1962, pp. 121–137.


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