Se ci si aspetta un piano dietetico applicabile a tutti i soggetti affetti da Diabete, diventa molto difficile stilarlo in modo uniforme. Quello che, invece, appare importante sottolineare è che il paziente diabetico deve acquisire la consapevolezza non tanto di eliminare dalla propria dieta questo o quell’alimento, quanto essere orientato verso una scelta dell’alimentazione. Non esiste, infatti, un piano terapeutico alimentare valido ed estendibile a tutti i pazienti con diabete, mentre esiste una terapia medica nutrizionale (Medical Nutrition Therapy, MNT), che va stilata per ogni singolo paziente. La MNT costituisce parte fondamentale della terapia nella gestione del diabete e come tale deve essere percepita dal paziente, il quale deve diventare il protagonista del cambiamento del suo stile di vita e non l’esecutore pedissequo di una dieta prescritta.
Più volte si sente parlare di “Indice glicemico” o IG, che è un sistema di classificazione, che misura la velocità di digestione e assorbimento dei cibi contenenti carboidrati e il loro effetto sulla glicemia, cioè sui livelli di glucosio nel sangue.
I carboidrati si distinguono in due gruppi: i carboidrati semplici, che vengono assorbiti rapidamente: zucchero, succo di frutta, bevande zuccherate, caramelle, miele ed i carboidrati complessi, il cui assorbimento è più lento: cereali e derivati, legumi e patate.
L’indice glicemico è espresso in termini percentuali: un alimento con un indice glicemico di 50% determina un innalzamento della glicemia pari alla metà di quello indotto dal glucosio oppure dal pane bianco.
Un cibo con IG alto produce un picco elevato di glucosio dopo il suo consumo.
Verdura e frutta solitamente hanno un basso Indice Glicemico
Il livello glicemico dipende anche, ma non solo, dai carboidrati (zuccheri) che vengono ingeriti con la dieta. E’ importante sottolineare che va controllato anche l’introito di grassi per correggere la dislipidemia che spesso è frequente nel diabete tipo 2 e l’eccesso di peso corporeo, che contribuisce allo sviluppo del diabete tipo 2, con l’utilizzo di una dieta ipocalorica.
Alla dieta solitamente è utile abbinare esercizio fisico, ognuno secondo le proprie possibilità.
Le attuali linee-guida italiane per la cura del diabete mellito proposte dalla Società Italiana di Diabetologia, in collaborazione con l’Associazione Medici Diabetologi, prevedono per i pazienti con diabete tipo 1 le seguenti raccomandazioni:
1. Una MNT del diabete individualizzata al fine di raggiungere gli obiettivi e i target terapeutici, redatta in collaborazione tra paziente, un medico o un dietista di un team diabetologico di riferimento.
2. L’accompagnamento del paziente secondo un’ottica multispecialistica che possa valutare ed inserire nel programma terapeutico le esigenze personali, le attitudini, e il cambiamento del suo stile di vita.
La terapia insulinica, da sola, infatti, non è sufficiente e deve essere accompagnata da un programma dietetico e da un’attività fisica non necessariamente intensa ma costante;
3. Nei pazienti che vengono trattati con dosi costanti di insulina non vanno eliminati i carboidrati come è luogo comune pensare, ma la loro introduzione deve essere mantenuta costante sia nel tempo che nella quantità.
Le raccomandazioni nutrizionali generali, per quanto riguarda i macronutrienti, suggerite al paziente affetto da diabete di tipo 1 non differiscono da quelle valide per la popolazione generale, anche se un intervento nutrizionale specifico è indispensabile per il trattamento di questa forma di diabete.
L’adozione della tecnica della conta dei carboidrati e la corretta conoscenza dell’indice glicemico degli alimenti sono considerate armi efficaci al fine di effettuare le dovute correzioni di terapia insulinica.
Un altro indice che si valuta è chiamato “Carico Glicemico” che meglio esprime l’influenza dei carboidrati sulla glicemia.
Il carico glicemico (CG) si calcola moltiplicando il valore dell’indice glicemico per la quantità di carboidrati dell’alimento diviso 100. L’IG ed il CG sono molto utili per predire l’effetto sulla glicemia di un pasto misto, ossia un pasto che sia composto da cibi con IG molto differenti. Per ottenere il CG dell’intero pasto si moltiplica la percentuale di carboidrati contenuta in ciascun alimento per il suo indice glicemico e quindi si sommano i risultati ottenuti per ciascun componente del pasto.
Le raccomandazioni cliniche per la prevenzione nel diabete tipo 2 prevedono: l’introduzione di un’alimentazione ricca di fibre provenienti da ortaggi, frutta e cereali non raffinati e povera di grassi di origine animale (dieta mediterranea); un calo ponderale per tutti i soggetti adulti in sovrappeso (BMI > 25 kg/m²) od obesi (BMI > 30 kg/m²), la modifica dello stile di vita, ossia la riduzione dell’apporto calorico e l’aumento dell’attività fisica.
Bibliografia
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Associazione Medici Diabetologi (AMD) – Società Italiana di Diabetologia (SID). Standard italiani per la cura del diabete mellito 2018, 27 Aprile 2018.www.siditalia.it 3. International Diabetes Federation. Recommendations For Managing Type 2 Diabetes In Primary Care, 2017. www.idf.org/managing-type2-diabetes. 4.
Società Italiana di Diabetologia (SID). Le diete alternative: una guida per il paziente con diabete, 2017.
