Correlazioni tra patrimonio genetico e cibo

Che alimentarsi nello stesso modo potesse determinare effetti diversi in soggetti diversi, era cosa già nota. La sistematizzazione di ipotesi osservazionali in dati scientifici è, invece, acquisizione più recente. Si è così sviluppata la  nutrigenomica, o  genomica della nutrizione, che studia come possano essere possibili effetti diversi dei vari nutrienti in base al nostro specifico patrimonio genetico, che, quindi, non avrebbe solo il predominio sui nostri tratti somatici.

Secondo questa scienza, allora, ognuno di noi reagisce in modo diverso, dopo aver assunto lo stesso cibo e questo sarebbe in correlazione con le differenze insite nei nostri codici genetici. Da ciò deriva che la stessa dieta seguita da persone diverse porta, spesso, a risultati dissimili, in base al nostro DNA. Si è da tempo sostenuto che, tanto in condizioni fisiologiche, quanto in condizioni patologiche, la dieta debba essere stilata in base al singolo individuo, esattamente come un sarto cuce un abito addosso ad ognuno di noi, prendendo le misure il più precisamente possibile. La Nutrigenomica va ancora oltre: lo stile dietetico viene ultra-personalizzato in modo individuale in base al nostro patrimonio genetico.

Questa metodica consentirebbe non solo di raggiungere più facilmente il peso forma, se si tratta semplicemente di una dieta dimagrante, ma anche di stilare un regime dietetico il più possibile personalizzato a chi presenti problematiche, come patologie diabetiche, ipercolesterolemie, ipertrigliceridemie, che, notoriamente, contribuiscono allo sviluppo della Sindrome Metabolica.

La Nutrigenomica si suddivide in: Nutrigenetica, Epigenetica ed Ingegneria della nutrizione.

Il primo settore si occupa prevalentemente delle allergie e delle intolleranze legate a determinati cibi, che possono determinare reazioni negative nel breve o lungo termine, e che sono causate da piccole variazioni genetiche caratteristiche di ognuno di noi (SNPs).

L’epigenetica si occupa di approfondire come la dieta possa influenzare le funzioni vitali e il funzionamento del metabolismo.

L’ingegneria genetica, infine, è quella parte della scienza che si occupa di stilare piani alimentari unici per il singolo individuo.

Sebbene gli studi siano ancora in fase sperimentale e molto cammino ancora ci sia da fare, esiste letteratura scientifica a supporto della validità di questa scienza, in particolare uno studio citato nel Nutrition Journal (Arkadianos I et al. “Improved weight management using genetic information to personalize a calorie controlled diet” Nutrition Journal 2007, 6: 29), nel quale sono  stati studiati  93 pazienti di una clinica di Atene, che avevano cercato di perdere peso ma inutilmente. 43 di essi furono seguiti nel tempo utilizzando metodiche dietetiche classiche, mentre a 50  furono prescritte indicazioni dietetiche commisurate al loro patrimonio genetico, concentrando l’attenzione, tra l’altro, sul metabolismo dell’acido folico.

Il gene SOD2, inoltre, è efficace nel combattere i radicali liberi, ma potrebbe, in presenza di un polimorfismo particolare, diventare meno efficace come anti-ossidante. Gli Omega 3, ancora, contenuti nell’olio di pesce, sarebbero associati al gene per l’ interleuchina 6.

La Nutrigenomica, allora, troverebbe la sua efficacia nella possibilità di consigliare diete il più possibile adatte alla persona in base alla propria costituzione genetica, sia in situazioni fisiologiche, sia a scopo preventivo, sia in caso di patologia conclamata.
Allora sarebbe possibile, in molti casi, risolvere i problemi di salute partendo dall’alimentazione, ed escludendo l’assunzione di farmaci, con i loro possibili effetti collaterali.

E’ stato così possibile verificare che alcuni alimenti specifici permettono al DNA di lavorare meglio, come i legumi, i cereali integrali, frutta fresca ed essiccata, verdura, semi naturali, pesce di mare, carni magre, uova e olio extravergine d’oliva.

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