La storia di Internet è collegata allo sviluppo delle reti di telecomunicazione.
L’idea di una rete informatica che permettesse agli utenti di differenti computer di comunicare tra di loro è stata una vera e propria rivoluzione che si è sviluppata a partire dalla fine degli anni cinquanta, per giungere nel corso degli anni novanta, attraverso tappe successive, al lancio del World Wide Web, la rete delle reti.
Lo sviluppo e l’utilizzo sempre più diffusi di internet hanno dato indubbiamente un grosso input alla divulgazione di informazioni nell’era odierna, aiutando soprattutto i ragazzi ad avere accesso più velocemente a materiali utili per l’apprendimento, oltre che a favorire la comunicazione nel gruppo dei pari.
Ma oggigiorno chi di noi si occupa della salute in generale, e di quella mentale, in particolare, non può fare a meno di chiedersi quale sia il crinale che separa un uso proprio della rete, ossia un utilizzo limitato e “sano”, da uno stato di “iperconnessione” fino al disagio della dipendenza dalla connessione stessa.
Oggi quanti ragazzi possiedono uno smartphone? Arrotondando il numero e non certo errando per eccesso, potremmo affermare che circa il 98% dei ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni possiede un suo smartphone e a partire dai 10 anni d’età.
L’età cronologicamente precoce sembrerebbe direttamente proporzionale alla precocità dell’utilizzo di vari strumenti tecnologici.
In alcuni casi l’età, poi, si abbassa ulteriormente. Quello che sembrerebbe solo un giocattolo può rivelarsi un’arma a doppio taglio nelle mani del bambino/ adolescente. L’apertura del primo profilo social si aggira, in media, intorno ai 9 anni. L’iperconnessione è diventata la moda dei tempi più recenti e questo già da prima che il lockdown da Pandemia costringesse i ragazzi all’utilizzo di quella che, in effetti, rappresentava l’unico modo di comunicare con i loro pari, essendo esclusa la possibilità di incontrarsi tra non conviventi.
Forse il lockdown ha solo messo in luce ed acuito una modalità comportamentale già preesistente.
Circa 5 su 10 adolescenti dichiarano di trascorrere dalle 3 alle 6 ore extrascolastiche con lo smartphone in mano, il 16% dalle 7 alle 10 ore, mentre il 10% supera anche la soglia delle 10 ore. Se calcoliamo che il 63% lo utilizza anche a scuola durante le lezioni, e negli ultimi due anni lo ha utilizzato anche per le lezioni scolastiche da remoto, si può affermare che la maggior parte di loro “viva” connesso alla rete.
Tra gli adolescenti che hanno un profilo aperto, c’è chi arriva a gestire in parallelo anche 5-6 profili, insieme a più applicazioni di messaggistica istantanea. Abbondano profili Facebook ( ormai nei più giovani considerato per lo più un social da “vecchi”), Instagram, YouTube, Snapchat, Ask, Twitter e Tumblr per citare le applicazioni che sono riuscita a reperire, ma sono certa che ve ne siano anche molte altre.
Ai genitori molte di queste applicazioni social sono sconosciute e questo permette ai ragazzi di essere meno controllati, osando comportamenti come il sexting, il cyberbullismo e la diffusione di materiale privato in rete.
Il 14% degli adolescenti avrebbe anche un profilo fasullo, che nessuno conosce o che conoscono solo in pochi, risultando quindi non controllabile da parte dei genitori e che permette l’adescamento online ( il fenomeno del grooming ).
WhatsApp, statisticamente, si conferma l’app più amata da quasi il 100% degli adolescenti, che lo utilizza per comunicare, per scambiarsi i compiti, ma anche per chattare in modo afinalisticamente compulsivo.
Un fenomeno che si è recentemente diffuso tra gli adolescenti è quello del Vamping, ossia la moda di trascorrere ore notturne sui social media: molti adolescenti dichiarano di rimanere spesso svegli fino all’alba a chattare, parlare e giocare con gli amici. L’iperconnessione sembra, quindi, essere diventata un fenomeno comune e socialmente accettato, tanto che chi non ha uno smarphone è, per lo più, escluso dal gruppo dei pari.
Chi si occupa di salute mentale, però, sa bene come questo continuo stato di allerta e di ipervigilanza ( diurna e notturna) possa interferire con la qualità e la quantità del sonno, ed apportare conseguenze nocive per l’organismo, non solo interferendo con le attività quotidiane dei ragazzi, ma determinando anche importanti difficoltà di concentrazione e di attenzione che si ripercuotono negativamente sul rendimento scolastico, favoriscono l’insorgenza di stati ansiosi, determinano importanti oscillazioni dell’umore, aggressività e discontrollo degli impulsi.
Ma non finisce qui: gli adolescenti sono alla continua ricerca dell’ approvazione altrui, fenomeni noti con i termini di likemania e followermania
Per loro è diventato normale condividere tutto quello che fanno, esponendo la loro intimità in vetrina, pubblicando selfie o video ( anche in situazioni pericolose) in ogni dove, pur di ottenere esaltanti “mi piace” o deprimenti “non mi piace”.
La Nomofobia è un altro fenomeno diffuso nel mondo adolescenziale: la paura, se non il vero e proprio terrore che la batteria del cellulare si scarichi e che non si abbia a portata di mano la possibilità di ricaricarlo, o che si esauriscano i Giga a disposizione per connettersi ad internet.
Non dimentichiamo, poi, le Challenge o Sfide Social che rappresentano catene che nascono sui social network in cui si viene invitati a partecipare da altri attraverso un tag. Lo scopo è quello di postare un video o un’immagine a richiesta, per poi nominare altre persone che facciano la stessa cosa e tutto si svolge di solito, in un brevissimo lasso di tempo.
Tra queste “catene” ci sono quelle alcoliche che incitano a bere ingenti quantità di alcol in pochissimo tempo, fino, in alcuni casi, ad arrivare a stati di intossicazione .
A queste si aggiungono le mode in cui il corpo e la magrezza hanno un ruolo centrale, a cui aderiscono in media 5 ragazze su 100, favorendo lo sviluppo dei DAN ( Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione). In questo ambito diventa più famosa chi sfoggia il Thigh Gap (arco tra le gambe), il Bikini Bridge (ponte nel costume da bagno sulla pancia), il Belly Slot (fessura nella pancia) e il Belly Button (far girare il braccio dietro la schiena fino a toccarsi l’ombelico).
Come poter cercare di individuare i prodromi di queste “dipendenze”, prima che raggiungano i livelli di patologie conclamate, sarà oggetto della prossima puntata.